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domenica 26 dicembre 2010

VIVERE AL SECONDO

Ho messo a tacere le campane già da un po’. Le musiche che mi suonano dentro parlano sommessamente, incanalando note di vita su per le vene e si tramutano in versi, ricordi e parole. E proprio le parole imprimeranno i ricordi, le sensazioni, le gioie e i dolori di un altro anno giunto al suo termine. Una conferma subito: la mia filosofia di vita basata su tante affermazioni che riportano alla stessa idea del cogliere l’attimo, il giorno e tutto ciò che passa in un secondo, è valida adesso più che mai. Perché sono passati pochi secondi dal momento in cui ho suonato al citofono di un amico a quello in cui riavviandomi verso la mia auto posteggiata venissi investito da un’altra automobile. Ecco poniamo il caso che invece di riportare vari traumi (fastidiosi ma non gravi), io avessi battuto la testa o beh insomma che avessi lasciato questa vita e questo mondo. Bene, in questo caso avrei potuto farlo senza nessun rimpianto, perché ho morso ogni istante di questa vita e ripiegato alcuni rimpianti in un cassetto (purtroppo mai chiuso a chiave). Ho gustato le emozioni, affrontato i dolori, gioito e pianto sferzato dalle temibili corde di quell’arpia chiamata realtà, sferzato, vessato e talvolta imprigionato. Dunque se avessi perso i sensi magari avrei ripercorso questo anno e forse tutta la vita in pochi secondi come un film, quel film che spero di riuscire un giorno a realizzare. Un anno infausto di certo si sarebbe rivelato ai miei ricordi, un anno terribile e spaventoso che ha tentato spesso di mettermi paura, riuscendoci a volte. Involuzioni ed evoluzioni di una vita in un anno si equilibrano spesso su una bilancia immaginaria che pende spesso dal lato sbagliato, anche se tutto ciò è oggettivo. Quanto peso ha un bacio o fare l’amore intensamente, o la vanità dell’orgoglio per una conquista riuscita? Quanto peso ha avere persone care che rischiano la vita per interventi chirurgici delicati? Che peso ha aver perso importanti certezze degli anni passati e sapere che una buona parte delle telefonate che ti arrivano sono indesiderate? E’ relativo, certo.
Posso parlare delle mie esperienze televisive dei miei viaggi in tv, del primo percorso fatto ad aprile, posso dire delle persone fantastiche incontrate e dell’affiatamento tra cinquanta persone che non si erano mai viste prima. Potrei scrivere di quella splendida donna che in quel periodo, quando il sole iniziava a farsi più caldo pranzava con me e passava le sue ore furtivamente nascosta dal suo mondo esterno tra le mie braccia, di come chiudessimo la porta sulla quotidianità e di come ci librassimo in un mondo di piacere carnale e intenso. Più qualità che quantità rispetto al 2009, meno labbra, meno corpi, meno sospiri ma più coinvolgimento, come in un sogno di mezza estate durato a lungo… Due occhi di cielo che hanno brillato di vari colori. Potrei scrivere del ritorno a L'Aquila , del dispiacere, delle rovine, ma anche dell'orgoglio abruzzese, della loro forza e delle mie splendide amiche di lì. Le prime labbra dell’anno e i the notturni, l’incontro con amiche divenute presto importanti, le occasioni effimere e i nomi dimenticati, le granite alle 3 del mattino e i dolci caldi a effondere sensazioni taglienti. Potrei scrivere dell’amicizia, quella vera che avevo abbandonato ai tempi della mia giovinezza. Dunque parlare di gioventù ed in particolare di tutti quei ragazzi che hanno accresciuto il mio essere col loro entusiasmo, la leggerezza e la cultura del tempo vissuto. Redigere i ricordi forti legati al Centro Giovanile, la sua inaugurazione, le riunioni, gli eventi, l’affiatamento e le imprese estive come quando si è lavorato per 24 ore alla realizzazione di un evento unico, la forza di questi giovani, il coraggio di scuotere le fondamenta di un paese che sonnecchia. Che mi hanno affiancato, stimato, ascoltato e consigliato, completato, un gruppo che mi ha fatto sentire nel contempo coetaneo e maestro. Ecco, da che parte pesa la bilancia adesso? Volendo anche porre su uno di questi piatti, gli eventi negativi come gli ospedali, le ore di attesa, gli interventi chirurgici e le riprese, i problemi legati al lavoro, l’economia in declino. Ed allora, da che parte pende la bilancia? Tutto ciò di cui scrivo, ciò che ognuno di noi passa, è l’essenza della vita stessa, sono le speranze e le aspettative, il sopravvalutare le persone, esprimersi nell’arte in qualsiasi forma essa appaia in e da noi. Per le donne (ma cosa esiste di più meraviglioso ed unico?), per la famiglia, per gli amici (alcuni davvero importanti), per le granite alla mandorla e tutti i dolci di questa terra, per l’Etna innevata ed i suoi odori, per l’arte, la scrittura, la regia e la recitazione, veri soffi di vita immortale. E’ per tutto questo allora, che vale la pena di fare un bel fagotto del vecchio anno, lasciare solo ciò che di bello ci ha dato e gettare il resto lontano, negli abissi di un oceano infinito. Ebbene, alla luce di tutto ciò, avrei d certo ripreso i sensi mi sarei subio rialzato dall’asfalto come in effetti ho fatto, perché la scelta è e sarebbe stata sempre quella: la vita
A tutti voi, di cuore Buone Feste e mi raccomando vivete al secondo!

martedì 7 dicembre 2010

L'INAUGURAZIONE E LE ABBUFFATE

“Dimmi caro Fagot, secondo te la popolazione… è molto cambiata?” (Bulgakov)
Oggi inaugurazione di una grande libreria in questa città. Vado per prendere contatti e soprattutto per sapere come il grande negozio stia aprendo quasi “in sordina”. Chiedo chi è il capo ma me lo indicano distrattamente, incontro la responsabile eventi che mi aveva mandato una mail. Mi dice che ho il suo account e che posso contattarla. (Successivamente sciorinerà una serie di numeri e nomi di quotidiani per contrastare la mia affermazione apertura “in sordina”, non sapendo a cosa mi riferissi). Uno del direttivo mi dice che la libreria è stata aperta un po’ a sorpresa, visto che l’altro negozio di sola musica non andava più e quando chiedo chi si è occupato delle selezioni del personale, mi ha detto che lo hanno fatto qui in zona! Dietro mia domanda asserisce che il personale di prima è stato ovviamente integrato. che comunque i nuovi assunti sono persone con contratti brevi e che probabilmente non saranno confermati, affermazione fatta quasi a volersi scusare quando io gli dico che da circa 6 mesi guardo per me e per alcuni amici tutti i siti di lavoro nazionali e locali e che non ho trovato traccia di inserzioni di ricerca personale da parte loro. La gente appena aperte le porte, si è fiondata sul rinfresco come api attorno al miele e si notavano bocche stracolme di cibo non abituate a quantità così importanti di formaggi!
Uno che pareva passasse di lì per caso, strimpellava qualcosa al pianoforte, una musica di secondo piano per accompagnare i grugniti di chi si abbuffava.
La gente importante si notava, era quella più brutta con vicino il trofeo di una stangona in minigonna, la cravatta malmessa e la pancia prominente. Poi c'era una donna del direttivo all'ingresso che non riusciva a mettere due parole corrette di fila una dietro l’altra. Ed ecco le autorità che magari di libri non ne capiscono una benemerita mazza. Mi sono stupito di non aver scorto tra la folla l'assessore snob.
Migliaia di persone invadevano marciapiede e strada col povero vigile che fischiava con tutto il suo fiato per evitare che la gente venisse passata al setaccio dai bus.
Un corteo di protesta si piazzava innanzi all'ingresso ma solo per pochi minuti.
Osservo il personale, scambiando qualche chiacchera, i ragazzi sono gentili, le donne seminude no.
Una cosa positiva però la noto, non ho visto in bella mostra il libro di Barbara D’urso, lo avranno messo vicino a quello di Antonella Clerici oppure insieme a quello di Antonio Cassano?
Magari nel reparto “Grande Letteratura” accanto ad autori importanti del passato. Non hanno nemmeno fatto un mausoleo al letterato più importante del nuovo millennio, le cui citazioni e massime riempiono le pagine di Facebook: Volo, ha subissato tutti i maestri.
Si aspetta l’arrivo di Carmen Consoli, orgoglio artistico e “cantereccio” di questa città, allora la gente dopo aver sbafato si mette in fila, una coda che quasi supera in lunghezza quella dell’ingresso, dove vanamente il popolo aspetta che l’altra parte di popolo esca, ma se non arriva la cantante, col cavolo che il megastore si svuoti!
Mi stanco di tutta le gente che spinge e mi sbatte addosso, me ne frego della cantante e ce l’ho su con tutti quanti! C'è un oceano di persone, buona parte dal nobile muso sporco di briciole e formaggio, decido di andarmene, penso a Zarathustra, a Woland e a come spesso le mie ali di cristallo non siano sufficienti a portarmi via.
Vedo il reggente dell’amministrazione comunale, penso di lamentarmi un po’ per lo snobbismo dell’assessore, ma anche lui mi da mosciamente la mano e con l’altra mano quasi mi spinge per levarmi di torno.
Esco e faccio un giro. Allontanandomi dal miele. Più giù sempre nella centralissima via, un corteo di extracomunitari sfila e urla diritti. Alcuni sorridono spontaneamente, e penso come a poche centinaia di metri di distanza esistano le due facce del mondo così diverse tra loro. Avrei fatto entrare ognuno di quei fratelli al rinfresco, sono certo che sarebbero stati più educati. Ah caro Giovannino quanto era reale il tuo verismo, quanto è sacrosanto che non si può sfuggire a certe leggi.
“Di soli e di mondi proprio non so che dire, una cosa sola vedo: che gli uomini si tormentano” (Goethe)

OVUNQUE ABBIA POSTO RESPIRO

Ovunque abbia posto respiro,
l’impronta è svanita.
Potevo dar vita all’aridità,
potevo soffiare sulla terra
nutrirla di lacrime e sospiri,
combattere contro il frastuono delle tenebre.
In quale parte del mondo potrò riporre la mia fuga?
Quale oceano, cielo o foresta potrà accogliere i miei pensieri?
Per coltivarli, rendendoli abisso e nuvole?
Potessi tramutarmi in acqua e fluire via
Potessi diventare fuoco e foglia
libellula ed unicorno.
Scorrere perennemente
cullato dai suoni di vita
che hanno fecondato galassie e firmamenti.
Mi accuccio come un bambino
tra le braccia della nostalgia,
la taciturna madre
di una vita puntellata da stelle di luce e pianeti oscuri.
Devo serrare gli occhi e allontanare i rumori di guerre e battaglie,
solo allora potrò sentire il tuo canto, una nenia
che sussurravi mentre mi tenevi tra le tue braccia.
Un batuffolo di vita, appena sorto al mondo.
I vagiti all’aria e gli occhi a quel pianeta violato.
Erano anni intensi ed effimeri.
Se solo la pioggia potesse portare con se i ricordi,
tramutarli in rugiada e frammenti di arcobaleno.
Se solo il soffio del vento potesse
sferzare parole erranti tra i canneti dei desideri,
vorrei dare vita ad ogni corpo, ad ogni mano che mi ha sfiorato il viso e l’anima,
ad ogni bacio e sospiro,
ad ogni sussulto e fremito,
che la suprema brama ha fatto stillare
dal mio respiro etereo.
Dentro ogni sguardo ho perso un po’ di me stesso,
dentro ogni bacio ho viaggiato, cavalcando albe e tramonti.
Oltre tutto, oltre quello che so e che non so.
Al di là dell’arcano futuro, tra il coraggio e la follia,
c’è qualcosa!
E la cerco avidamente, sul pendio di un monte, sulla cima di un fiume,
o sulla riva di un abisso.
Lì giace uno scrigno, una conchiglia di oceano, adagiata sul fondo.
E’ un mistero remoto che splende in silenzio,
è luce, bellezza, inganno e cupidigia.
E’ l’eterno calice e la subitanea stella.
Cela un’immensa ricchezza, che tra cespugli di spine,
riposa e palpita.


Al mio cospetto,
la meta dell’estenuante vagare
si desta dal suo sonno eterno,
scosta nebbia e lacrime al di là del cielo,
soffia lieve sui miei occhi chiusi,
carezza le mie mani stanche,
bacia le mie terree labbra,
scioglie i capelli e donate le trecce al maestrale
tesse il suo nome sui confini del tempo,
mi sorride e mentre svanisce
urla in silenzio con tutto il fiato che ha:
eccomi uomo, son io, la felicità.

sabato 23 ottobre 2010

VIANDANTI E NINFE

Mentre la metropoli arranca,
la nave infiamma i motori.

Ha imbarcato anime ed acqua,
viandanti e ninfe.

Han pagato oboli e pegni
per oltrepassare la furia dei freddi perenni.
Alle bramate sponde
l’ardito pensiero approda.

Spenti gli specchi di sole,
i traghettatori del tempo
han rubato afa e tempeste.

Gelano arcipelaghi e continenti,
l’aria cristallizza,
il vapore freme.

Bocche di sirene
tessono un’armonia di sospiri e pulpiti.
Alle ingannevoli voci
sfuggono carezze e baci.

A due sputi di stelle
dall’infinito,
lego le mie paure
all’albero maestro.

Chetate le acque,
cullo la mia ombra naufraga
e aspetto…

.

martedì 7 settembre 2010

IL CONFINE DEL VENTO

Ad un passo dal confine del vento,
rinfresca il tempo.

Sui fanali abbandonati,
la luce modula i suoi battiti,
mentre l’afa scivola via,
portando con se gli astri più belli.

Il brusio della città,
diviene ticchettio di pioggia,
la dolce vita indossa l’autunno,
l’alito impervio di una nuova stagione soffia impietoso
e compone la musica che porta via un’altra estate.

E’ il suono lontano di un coro con tanti solisti:
la danza, le mandorle e i sospiri,
gli amici, il sapore dei baci e il vano tentativo di fermare la notte,
i sonni agitati e il respiro del mare,
la libertà perduta e le oniriche fughe,
le feste, le stelle e la poesia.
I ricordi sono vernici
di mille colori,
da imprimere a fondo
su una tela di cielo.

La felicità
è’ un eterno tramonto.

sabato 21 agosto 2010

SLANCI E SILENZI

Tra le crepe dei miei giorni
hai irrigato colore
tingendo di verde e di azzurro le fuggevoli ore.
La notte nel suo silenzioso dissolversi,
porta con se i tuoi baci
la profondità dei tuoi occhi smeraldo,
gli slanci e i silenzi,
la spina conficcata nel tuo cuore.
Libera la tua anima,
respira la tua vita.
Ti cedo l’ossigeno,
lo stesso che mi hai donato tu.

martedì 13 luglio 2010

HO STELLE

Ho stelle,
nascoste e vinte.
Ho lune, cornici di cielo,
ho vernici e ricordi;
ho forme e colori;
ho tele di tempo
e nivee illusioni

Ho avuto cerchi e inondazioni,
rombi, cubi e destini avversi;
fortune effimere e praterie
Ho avuto continenti, sogni e fiumi infranti,
arcipelaghi e bagliori;
ho avuto fughe, rifugi, fiori e inferi.

Avrò tutto e nulla,
maree eterne e sorrisi intensi,
buio dentro e soffi di luce,
avrò la vita e la morte,
l’amore ed i suoi occhi.

lunedì 28 giugno 2010

UN FILO DI PITTURA

Ricamo un filo di pittura
per segnare il contorno della tua grandezza,
adagio la seta al colore dei tuoi baci.
Sulla tela del tempo
immortalo i tuoi sorrisi
che illumineranno
questo mondo stanco.
C’è il profumo dei fiori nei tuoi sospiri,
brillano smeraldi nei tuoi occhi,
si distende il cielo sulla tua pelle di giglio.
Ed io volo tra le nuvole dei tuoi seni,
mi libro nell’etere delle tue forme
e discendo sull’immensità del tuo grembo.
Tra le tonalità della tua voce,
sospendo gli oscuri presagi
di una vita che mi soffoca
come edera avvinta ad un fragile muro.
Stringiamo il nostro segreto
ai fremiti dei nostri corpi,
teniamo in uno scrigno eterno,
il ricordo scolpito dal sole.
Dalle mani sorgeranno attimi di stelle
colti dagli infiniti campi di un destino in evoluzione.

mercoledì 2 giugno 2010

OLTRE LABILI PARETI

Oltre labili pareti
di rifugi improbi
ho proiettato una vita diversa.
La città muta,
riflessa su pozzanghere
ove la notte tace.
Tremule stelle
su tele d’infinito,
proietteranno la fine
di questo autunno perenne.

sabato 8 maggio 2010



Marco Ciriello e Maria Vittoria Trovato : “Odore di nafta nell’aria, nostalgie strette alle ringhiere”. Storie e volti di un lungo viaggio attraverso il “Grande Atlantico” a bordo di una nave cargo che attraversa l’oceano passando per l’America, l’Africa e l’Europa.

ChiRaku: I quattro elementi diventano forme essenziali e colori imprevedibili dagli effetti cangianti e craquele. Creazioni uniche e magiche fatte di Terra, Acqua, Aria e Fuoco.

Studiodeda: (sustainable design by networking) rete collaborativa di professionisti che operano in maniera sinergica secondo i principi della progettazione sostenibile.

BoBocs : Box Of Contemporary Space. È uno spazio esterno al circuito espositivo tradizionale. È il primo “artist run space” a Catania ufficialmente costituito. Un contenitore “crudo” e versatile, dove al suo interno le produzioni artistiche interagiscono a 360°.

Lelio Zuccalà: presenta il progetto “Ficudinia” che racconta la nostra isola nei suoi contrasti socio-antropologici. In una sequenza di immagini bianco nero si possono trovare realtà opposte l’una accanto all’altra senza giudizio, sospese ed eteree, in attesa di un’identità, una collocazione. Il lavoro mira a raccontare la spinosità di un fatto, un episodio, per poi svelarne dal dolcezza, proprio come la nostra pianta più rappresentativa.

NorisBunny: Coniglio Impertinente che capta ciò che gli sta intorno, lo rielabora e lo trasforma in Altro. Lo fa utilizzando il corpo e il mascheramento: insegue la gente, gli “blabla” in faccia, gioca con lo spettatore moltiplicandosi: Una serie di fotografie, in collaborazione con il fotografo siciliano Gaetano Belverde, tratta dalla performance “BlaBlaBla. Frasi Piene, Parole Vuote. Vittima di una Comunicazione non Comunicante”.

Giuseppe Severini: La scoperta pitagorica di relazioni numeriche esatte fra i suoni porta ad allargare l’indagine e a scoprire che analoghi rapporti sono fondamentali in geometria e astronomia. L’ipotesi è che tutto l’universo funzioni secondo un’unica legge di armonia.

Giuseppe Calì: la composizione di testo che racconta un viaggio “Lungo sentieri incantati”,
attraverso la musica e la voce.

Alessandro De Simone: il rapido sviluppo di internet e del web ha contribuito a modificare le abitudini di milioni di persone. Sempre più persone cercano nel web gli eventi più interessanti presenti in città. KeSiFa è un’innovativa applicazione web che permetterà a tutti di segnalare un evento in qualunque città d’Italia in pochi secondi.

LetteraVentidue: casa editrice, prescriverà ai giovani studenti di architettura e non solo, 60 miracolose compresse masticabili da assumere prima e dopo i pasti. “ Le pillole del Dott. Corbellini” di Giovanni Corbellini.

Luigi Nifosì: fotografo siciliano, presenta “L’incidenza del casuale nella fotografia aerea: quello che non pensavo di poter fotografare”.

giovedì 29 aprile 2010

DITE CHE LA GUERRA

Ditelo al mondo intero,
a reggimenti e battaglioni.
Dite loro che la guerra
È cancro e chimera.

Che le battaglie non si vincono mai,
che il sangue scorre
lungo gli argini della follia
fluendo impetuoso e impietoso.

Levate un ricordo più forte
dell’eternità,
più intenso di ogni attimo che fugge
e della celebrità.
Non basteranno mille giorni, né mille anni
A sedare il sibilo della fine.

E se chiederanno perché siamo morti,
dite per la gloria dei padri e i loro torti.
Per la luce dei figli, e un futuro carente di sbagli.

Spireremo indifesi
per una pace effimera,
ogni granata di vita
porterà con se
un oceano di respiri.

Avvolte dal buio,
speranze e contraeree
spareranno a salve.
L’uomo, istinto primitivo,
spazzerà via la Terra.
Se esseri mortali mi hanno potuto così cambiare
mi domando Dio cosa può fare…

Marcirà il grano,
sparirà il sole,
scorgo tetri responsi
nel cielo in tempesta.

Sarò il caduto di tutte le guerre,
il sacrificio eterno e definitivo.
E suoneranno trombe anche per gli sconfitti,
il silenzio intonerà le sue note anche per i falliti
e i diseredati: in morte e in guerra siamo tutti uguali.

Ho inseguito la vittoria,
tra raffiche di desideri.
Ora, non odo più nulla,
né boati, ne sirene.
Salperò presto
con la nave dei morti:
non salite con me,
siete ancora in tempo,
voi lo siete,
io no!

sabato 17 aprile 2010

VIAGGIO IN... TV

Spenta la tv, cala il sipario sulla divertente esperienza televisiva che si aggiunge a quella dei recital e del teatro. Scorci di me su una tv nazionale, attimi di effimera celebrità, immortalati nel turbinio delle telecamere. Che come grilli elettrici saltavano di viso in viso, cogliendo espressioni più o meno spontanee. Peccato che alcuni concetti espressi da concorrenti emozionati siano finiti negli inesorabili tagli del tutto perfetto, della trasmissione montata a puntino per divertire e sorprendere. Le idee di Giordano Bruno e quelle, un po’ “titubanti” di Lorenzo il magnifico. Non c’è posto per la cultura in tv, non diverte e non intriga. Ma come per ogni fiore, per ogni attimo che colgo dal giardino della mia vita in fuga, ho potuto sorbire la bellezza indescrivibile di sinuose dee che sfilavano in un turbinio di colori e stoffe velate. Ho potuto gustare il buon sano rapporto umano, l’affiatamento, la solidarietà e l’affetto, sorto dall’unione di un gruppo. Un gruppo di persone che si ritrovavano per la prima volta, persone da tutta la penisola, corse ad agguantare un sogno e una realtà. E’ questo il mistero o forse l’essenza del viversi tutto. Persone fantastiche, amici per due giorni o per la vita. I baci e le carezze sfuggenti prima della partenza, i sospiri e i fremiti intensi al rientro. Ecco le più belle parentesi che potessero incorniciare tale avventura. E nei ricordi, il topo che si aggirava dietro le quinte del programma, il singhiozzo del conduttore, l’esplosione del tubo e l’allagamento dello studio televisivo, questo ed altro e non la stanchezza, non gli imprevisti, non le realtà celate della tv scoperte, nulla di tutto questo rimane forse, ma un'unica grande memoria di attimi univoci e densi fluiti come fiume.. lungo gli argini di questa vita appesa ad un soffio. Grazie a tutti!

Dal diario estemporaneo, testi riportati senza correzione e/o aggiunte:

07/04, ore 13.10 circa
Aeroporto con brivido! La navetta bus, ha tardato, una fila incredibile e sciarpa e occhiali che stavano per sparire: come inizio non c’è male!
E cmq inizia questa avventura, che spero di descrivere da adesso fino alla fine.
Fiuu che sudata!
UN TOPO A MEDIASET
07/04 sera.
Arrivato in aeroporto, gente simpatica: un’astrologa, un professore e una bella ragazza. A proposito di bellezza, c’è semplicemente da perdersi, ve ne è un oceano ed io ci naufrago!
Bonolis è simpatico, il regista no! Pare di essere tornato ai tempi del militare, quando ti mettevano in fila e ti portavano da un posto all’altro. Ho scansato la prova del genodrome, anche detta “Banzai”! Vedremo per quella di coraggio. Tra gli avversari: maghi, astrologi, donne sposate con “ufo”, ari krishna, buddisti e tanto altro. Colori, follia e tante bellezze anche di là. Dipingerò diverse ninfe e qualche dea.
La prima emozione forte: una delle ragazze della mia fazione, con un intimo da lasciare senza respiro, e accanto a lei altre regine di bellezza e sensualità: oh, adoro nuotare in questo mare!
Pausa cena
Mi hanno cambiato il numero per colpa del regista, avevo accanto una bella ragazza e anche simpatica. Dal 14 al 50, che perdita! Alla destra nessuno, alla sinistra una signora simpatica, ma abbastanza in là con l’età, che delusione!

martedì 9 marzo 2010

DONNA DEI MIEI TEMPI

Io penserò,
scorto il sole alla sua fonte,
che i tuoi occhi son già aperti,
come gioielli in cima alle nuvole.

Tu sei meta e riflesso,
cammino e specchio
dei miei sogni a brandelli,
da tessere come fili di cielo

Liberami da questa ferraglia,
recidi il legame con l’abisso,
estirpa radici di loto,
che nessun oblio
cali le sue tenebre.

Dove sei stata anima eletta?
Salvami..
Ti cerco da una vita, donna dei miei tempi
Indossami

Voglio svernare sui tuoi baci..

domenica 7 marzo 2010

IL RITMO DELLE MIE SPERANZE

Sono onde i tuoi capelli,
il vento trattiene il respiro
e vi intreccia fili di cielo,
come una cascata di perle che splendono al sole.

La tua voce
canta il ritmo delle mie speranze.

Nei tuoi occhi
si specchiano
distese immani:
fiumi, oceani, continenti,
in essi navigo e naufrago.

Indosserò i tuoi sorrisi,
come ali spiegate
per librarmi sul mondo.

L’anima è un cerchio
e tu l’altra metà.

Un fremito,
un desiderio,
un sogno:
tramutare il tempo
in un lago infinito
ove disciolta
la furia dell’attimo,
possa tacere l’eterno
chino e indifeso
sulla tua bellezza.

venerdì 5 febbraio 2010

APPUNTI DI VOLO

Bozza estemporanea senza ritocchi e correzioni successive...

Quasi tocco con mano la sommità del vulcano
Un lago di neve giace in silenzio sulle sue spalle incantate.
Le cime si rincorrono ergendosi maestose oltre le statiche nubi
La luna lascia la sua metà a indorare il cielo del mattino.
I monti sembrano corsi di fiumi in piena che corrono oltre il fumo del sopito furore
e si dissolvono nell’immensità del mare. Tingere la natura non è cosa da poco
Lascio in estemporanea, parole a fotografare questo attimo.
Dal buio della città in fermento illuminato dai “sacchi religiosi”, ad un’alba pingue e stupefacente.
Ti lascio per poche ore per un futuro definitivo. Definitivo? Nulla lo è!
Forse il cielo, o questo sole che galleggiano liberi, nei sulla pelle del mare…
Questo cielo respira in me, così come le campagne e la città,
rimaste indietro con la loro frenesia e con le loro fragranze di nafta e gelsomino.
Quassù il mondo è sospeso e le nuvole stese a riempire spazi di vita, siti di un sogno.
Formicai in evoluzione, gioie e dolori in estensione.
L’orizzonte è una luce turchese.
Uso i colori del mondo per dipingere porzioni di infinito…
Appese speranze ad ogni nube, vorrei non si disciogliessero mai nelle tempeste.
Le linee di bianco, tagliano come lame la densità dell’etere, punti di sospensione le imbarcazioni
che paiono ferme..
Terra, cielo e mare, abbiamo il dominio su tutto, tranne che su noi stessi.
I due astri ancora per poco brillano insieme, a breve uno solo svanirà,
e le maree riposeranno fino al crepuscolo, allorchè, di nuovo avverrà il meraviglioso
avvicendarsi che porta con se la vita e la morte.
Un brivido! L’aereo vicino sfrecciato come fulmine, lascia una linea di nero
sinuosa e indecente, che sparisce a tratti dileguando la velocità in polveri effimere.
Velati candori tingono l’aria, sono chiazze di cielo, agglomerati di nulla
che migrano come i miei pensieri, così lontani da tutto.
Liberi solo di vagare quassù ove niente rimane, niente di concreto e reale.
Oceani di blu e spume di bianco che battono come onde sulle rive in dissolvenza.
Rapide e fugaci le trasparenze fluttuano ai miei occhi indifesi.
Indifesi di fronte alla meraviglia del mondo che si staglia vincente e glorioso di colori.
Lode all’immenso e ai sospiri di stelle, che da qui spirano maestosità e caldi aliti di luce.
Chissà se tacessero i rombi dei motori, oltre i decibel che suono sorgerebbe..
Chissà quale silenzio farebbe vibrare nuvole e cielo, quale sussurro farebbe danzare l’orizzonte..
Vige un’orchestra di colori quassù, la musica emana note impercettibili, soffi di voce eterna.
Oceani scolpiti di mille forme.. sorgono nubi..
In discesa…
Note sparse
Alcuni monti sono conchiglie, ostriche;
monti dell’Emilia, la neve li colora, abeti e baite posano calore sul vostro aspetto.
Il ghiaccio ha pervaso le acque di un laghetto… il gelo e la vita.

mercoledì 20 gennaio 2010

OVIDIO E LA STESURA DELLE LETTERE D'AMORE

"Parta una lettera scritta con belle parole, esplori i suoi sentimenti, tenti per prima il viaggio...Il tuo stile deve essere credibile, di parole comuni ma dolci come parlassi davanti a lei. Se non accoglie lo scritto e te lo rimanda senza aver letto tu spera che poi legga e persisti..Insistendo, col tempo puoi vincere Penelope, e Troia è stata presa, tardi ma è stata presa. Se legge e non ti risponde non la devi costringere, fà soltanto che legga le tue tenere frasi. Dopo aver letto vorrà rispondere a ciò che ha letto, son cose che vengono a gradi, in successone ordinata. Forse per prima cosa ti arriverà una lettera triste, che pregherà di non starle più appresso. Quel che lei chiede teme, quel che non chiede desidera, cioè che tu insista, inseguila, tra poco vincerai."
(Ovidio da "L'arte di amare")

martedì 19 gennaio 2010

VORREI NON ARRIVASSE MAI DOMANI

Vorrei non arrivasse mai domani,
come fantasma famelico
cerco vita da bere.
Non cerco fumo, né alcool
che strozza la pelle e il respiro
di ninfette illuse dal tempo.
Mi atteggio,
sorseggio il mio amaro
e bruciano le viscere,
brucia il cuore,
batte la muscia,
respiro il catrame dell'aria.
Cammino,
impera ossigeno ai miei pensieri.
Una prostituta mi sorride,
da lontane mete
deposta a questi vicoli bui.
Mostro i denti anch'io:
non ho mai danzato sui vostri corpi.
Quante ragazze,
inutili meteore del mio percorso,
vestite di falso pudore,
insultano il vostro coraggio:
onore a voi,
lucciole di questa notte di pioggia.
L'aria è in stasi,
attende il passaggio
del prossimo treno di speranze.
Nulla sorge da nulla,
è il popolo fugace
che trama i versi
di un attimo mai scolpito.
Potesse tardare l'alba,
Potesse non destarsi il sole
dal suo guanciale di stelle.
Vorrei non arrivasse mai domani...

venerdì 15 gennaio 2010

QUARTINE PER GIOCO, RIME PER UN POCO...

I
A scandagliare abissi
si sollevano massi,
ma ho paura:
il buio è un'avventura.

II
"Esaudirò ogni tuo desiderio,
se mi doni la tua arte, il tuo refrigerio!"
"Come non la mia anima, ma la mia arte?"
"Sciocco, è lo stesso respiro in ogni parte!"

III
Nei tuoi occhi una marea,
sorta come petalo d'azalea,
appassisce in fretta e si dilegua,
allorquando i tuoi baci concedono tregua.

IV
Son cercatore nato
per trovare il senno ormai perduto;
non mollare, non mollare,
la vita ti saprà ricompensare.

V
Sulle tue labbra ho sorbito veleno,
sui tuoi sospiri l'arcobaleno;
ahimè d'improvviso svanivi effimera,
sferzando l'anima, alquanto logora.

VI
Anima inquieta,
al fragor dell'immane pensiero
s'è smarrita la meta,
in balia delle onde, come antico veliero.

VII
Candido e astratto,
dal cuor primamente scolpito,
fluttua il tuo viso in un ritratto,
d'anima e d'immenso rifinito.

sabato 9 gennaio 2010

GIACOMO CASANOVA... E LE SUE GAFFE

Al teatro italiano rappresentavano Cénie, un dramma della signora di Graffigny. Ci andai presto per trovare un buon posto in platea.
Le signore tutte coperte di diamanti che entravano nei palchi di prima fila mi incuriosivano assai, ed io le osservavo attentamente. Avevo un bel vestito, ma le mie maniche aperte e i bottoni che scendevano fino in fondo mi facevano riconoscere per straniero da tutti quanti, perchè quella foggia era insolita a Parigi. Mentre me ne stavo col naso per aria e facevo a mio modo lo stupido, un signore riccamente vestito, e tre volte più grosso di me, mi avvicina e mi domanda cortesemente se sono straniero. Rispondo di si, e lui mi chiede che me ne pare di Parigi: io gliene faccio le lodi.
In quello stesso istante, una signora di enorme corporatura, coperta di gioielli, fa ingresso in un palco vicino.
Dico scioccamente a quel signore:
"Ma chi diavolo è quella vecchia scrofa?"
"E' la moglie di questo grosso porco."
"Ah! Signore, vi chiedo mille volte scusa."
Ma il mio omaccione non aveva alcun bisogno delle mie scuse, perchè ben lungi dall'offendersi, rideva a crepapelle!

giovedì 7 gennaio 2010

RAYMOND CARVER E "L'OCCUPAZIONE" DI SEMPRE

"Se siamo fortunati, tanto come scrittori che come lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e resteremo poi seduti un momento o due in silenzio.
Idealmente ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari i nostri cuori e i nostri intelletti avranno fatto un passo o due in avanti rispetto a dove eravamo prima.
La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado.
Poi dopo aver ripreso a respirare normalmente, ci ricomporremo, tanto come scrittori che come lettori, ci alzeremo e passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita."
Raymond Carver