EVENTI CULTURALI, TESTI CLASSICI E INEDITI, FOTO, FILMATI: UN BLOG TUTTO DA LEGGERE, VEDERE, SCOPRIRE E.. SFOGLIARE!





Indirizzo e-mail: mailto:giu.cali69@gmail.com




Cerca nel blog

martedì 7 dicembre 2010

OVUNQUE ABBIA POSTO RESPIRO

Ovunque abbia posto respiro,
l’impronta è svanita.
Potevo dar vita all’aridità,
potevo soffiare sulla terra
nutrirla di lacrime e sospiri,
combattere contro il frastuono delle tenebre.
In quale parte del mondo potrò riporre la mia fuga?
Quale oceano, cielo o foresta potrà accogliere i miei pensieri?
Per coltivarli, rendendoli abisso e nuvole?
Potessi tramutarmi in acqua e fluire via
Potessi diventare fuoco e foglia
libellula ed unicorno.
Scorrere perennemente
cullato dai suoni di vita
che hanno fecondato galassie e firmamenti.
Mi accuccio come un bambino
tra le braccia della nostalgia,
la taciturna madre
di una vita puntellata da stelle di luce e pianeti oscuri.
Devo serrare gli occhi e allontanare i rumori di guerre e battaglie,
solo allora potrò sentire il tuo canto, una nenia
che sussurravi mentre mi tenevi tra le tue braccia.
Un batuffolo di vita, appena sorto al mondo.
I vagiti all’aria e gli occhi a quel pianeta violato.
Erano anni intensi ed effimeri.
Se solo la pioggia potesse portare con se i ricordi,
tramutarli in rugiada e frammenti di arcobaleno.
Se solo il soffio del vento potesse
sferzare parole erranti tra i canneti dei desideri,
vorrei dare vita ad ogni corpo, ad ogni mano che mi ha sfiorato il viso e l’anima,
ad ogni bacio e sospiro,
ad ogni sussulto e fremito,
che la suprema brama ha fatto stillare
dal mio respiro etereo.
Dentro ogni sguardo ho perso un po’ di me stesso,
dentro ogni bacio ho viaggiato, cavalcando albe e tramonti.
Oltre tutto, oltre quello che so e che non so.
Al di là dell’arcano futuro, tra il coraggio e la follia,
c’è qualcosa!
E la cerco avidamente, sul pendio di un monte, sulla cima di un fiume,
o sulla riva di un abisso.
Lì giace uno scrigno, una conchiglia di oceano, adagiata sul fondo.
E’ un mistero remoto che splende in silenzio,
è luce, bellezza, inganno e cupidigia.
E’ l’eterno calice e la subitanea stella.
Cela un’immensa ricchezza, che tra cespugli di spine,
riposa e palpita.


Al mio cospetto,
la meta dell’estenuante vagare
si desta dal suo sonno eterno,
scosta nebbia e lacrime al di là del cielo,
soffia lieve sui miei occhi chiusi,
carezza le mie mani stanche,
bacia le mie terree labbra,
scioglie i capelli e donate le trecce al maestrale
tesse il suo nome sui confini del tempo,
mi sorride e mentre svanisce
urla in silenzio con tutto il fiato che ha:
eccomi uomo, son io, la felicità.

Nessun commento:

Posta un commento