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giovedì 29 gennaio 2009

LA "MIA" LONDRA

Voglio imprimere a caldo le emozioni di questo viaggio, affinche da questo aeroporto londinese vengano incise nella memoria e nella storia della mia vita. Londra e' una bella citta, da cui ho attinto tutte le sensazioni che potevo. Oggi la pioggia, ha creato, mentre scendeva il crepuscolo, un colore di cielo indicibile ricco di mistero, dovuto a una sottile nebbia sferzata solo dalle imponenti luci di questa citta. Acre l'odore della movida che nel quartiere di Soho, gia caro a Brecht, smuove la notte dal suo torpore. Ed ad ogni angolo di strada o durante le passeggiate la natura offre altri spettacoli. La perfezione ha scolpito il viso di molte donne, belle come statue di Venere, o ancorpiu' come vere e proprie Dee. E la bellezza ha mille colori, dal biondo dei capelli all'azzurro del mare che scorre in quegli occhi distanti e frettolosi, al fascino indiano, che mi ricorda gli scritti di Kipling e il periodo della colonizzazione inglese dell'India. Tra tutti i monumenti e tutte le visite effettuate soprattutto oggi, due cose mi hanno colpito in particolare: poter ammirare i dipinti di grandi artisti della storia, visti solo sui libri d'arte e l'emozionante viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta del Globe theatre, il famoso teatro di Shakespeare. Proprio mentre ammiravo la fedele ricostruzione della struttura, tra i vari sogni se ne e' staccato uno, come iceberg dal resto dei miei desideri, mettere in scena li' il mio Cumpari Faust... Chissa' che non ci riesca.. Speranze e parole dalle mie ultime ore qui, difficile dormire in aeroporto, ove la gente trova riposo dappertutto.. Quella gente che corre nella Metro o lungo le strade.. lungo la corsa delle grandi citta', e la frenesia della vita moderna. Ma per me il tempo si e' fermato in questi due giorni, due giorni fuori dal mondo e totalmente dediti a quella meravigliosa attivita' della mente umana che e' sognare. Ebbene in questi due giorni ho sognato anche di giorno, perso nell'arte eterna di questa citta' e dei suoi musei. Difficile fare un elenco, ma da Raffaello a Van Gogh, a Constable e Turner, a Leonardo.. quanta empatia ho sentito con quei capolavori; ho provato ad immaginare il momento in cui sono stati creati, l'attimo in cui l'opera d'arte prende forma. E nello stesso tempo entravo nei dipinti perdendomi nei paesaggi degli impressionisti. Due parole su Leicester Square zona ricca di teatri e di luci che fiammeggiano sui turisti stupiti. Forse una delle zone che mi e' piaciuta di piu' (tra le poche viste), ricca, viva e intrigante al punto tale da farti desiderare di restare ancora qualche giorno per conoscerla meglio e assistere magari ad uno dei mille spettacoli messi in scena. Un'opera su tutte e' in scena da che e' stata scritta: "Il Fantasma dell'Opera" di Andrew LLoyd Weber, autore inglese, che ha composto quel capolavoro. Teatro, arte, letteratura, storia e contemporaneita' e' tutto cio' che si respira in una terra ricca di fascino e che ha sempre fatto parte della mia vita, dai "Racconti di Natale" di Dickens alle leggende di Artu' da Camelot, da "Mary Poppins" allo stesso Shakespeare o Marlowe o Keats e cosi' via.. Torno arricchito e di molto. Ho assorbito tutto cio' che i miei occhi hanno potuto vedere e che hanno trasmesso alla mia anima. Arrivederci Londra, Good Bye!

giovedì 22 gennaio 2009

I SILENZI DELLA NOTTE

"O frenetiche notti! Se fossi accanto a te, queste notti frenetiche sarebbero la nostra estasi.."
(E. Dickinson). Quante parole hanno cantato la notte, quanti versi o canzoni o pensieri e musiche hanno lodato il suo fascino segreto. Secondo Schopenhauer ogni notte è un pò come morire ed ogni mattino è come una piccola nascita, una nuova giovinezza e poi ancora dice che la notte è un prestito che la vita chiede alla morte. E' davvero così? Quando scende la notte dunque rallentiamo la vita come rallenta il battito del cuore quando si dorme? Forse qualche volta. Ma nella maggior parte dei casi no. La notte è priva di parole, mille parole o nessuna potrebbero narrare dei suoi silenzi, del silenzio abissale e delle distanze siderali delle uniche lucciole che da lassù osano squarciare le sue tenebre. Del buio ne è intrisa la città, che mostra due facce del suo letargo fittizio.. La faccia sorniona e sonnecchiante e la faccia viva e pulsante della perdizione effimera. Calano musiche sul suo lento dormire: suoni di pianeti lontani, canti di cicale lungo l'estate di fuoco, rulli cibernetici lungo gli interminabili inverni. "Dormono le cime dei monti e le vallate intorno, i declivi e i burroni;...i mostri nel fondo cupo del mare "(Alcmane, Lirici greci). I mostri che popolano i nostri sogni, le paure e le manie.. tutto giace nel lento respiro del buio avvolgente. Si dorme, si ama, si piange e si ride: tutto svanisce. A due passi dall'infinito libriamo la mente che sulle ali della fantasia copre distanze astrali volando tra i pianeti. Tra le rime di un sogno cogliamo frammenti di felicità, assai fuggenti a dire il vero, ma come fiori astrali simboli indelebili dell'eternità. "..Irresistibile la notte...abbrividente, nera, umida e funesta.." (Baudelaire) Sul suo nero giaciglio giacciono ombre come cumuli di cielo in balìa delle galassie..La notte è' un'eterea illusione che lascia residui d'immenso sull'imponente albeggiare di una nuova vita.
"Ha pure un suo nido il mio cuore sospeso nel buio, una voce; sta pure in ascolto, la notte."
(S.Quasimodo)

NOTTE

E’ una notte come le altre
o forse è diversa,
è una notte perduta
infranta in un attimo,
è una notte unica e irripetibile,
è una notte calda
avvinta dall’afa,
è una notte di pazzia
di amore e di poesia,
una notte di profumi,
di disperazione e di follia,
una notte di solitudine e languida compagnia,
di brividi intensi,
di desideri repressi,
di prigioni lontane,
di affetti smarriti,
dimenticati e poi ritrovati,
di silenzi violenti implosi nel cuore,
di parole velate,
di aspirazioni sognate,
di viaggi infiniti e di mete disperse.

E’ una notte di musica,
di note accennate,
di senno sopito ascoltato in silenzio,
di lumi lontani accesi lassù,
una notte paurosa
furtiva e fuggente,
di vane speranze e tristi ipocrisie,
di aneliti d’immenso e sospiri di libertà,
di sensi perduti ebbri per l’ eternità.

sabato 17 gennaio 2009

EREMO SOLITARIO

Balugina nebbia
sotto l’oscure nubi,
nulla è concesso alla vista;
solo i sensi lucenti di pioggia,
tramontano al freddo imbrunire.

S’avvincono brezze
sul mio cammino,
cadono brume di cielo
su esili speranze.

Sospesa la vita,
ad ogni atomo di tempo
divampa la forza dei fiumi.

Ahi quanto duole
il fresco ricordar
delle rosee tue gote.

Pazienterà Orfeo

Purpurei sussurri
svaniranno su rime
ingiallite;
erranti desideri
poseranno musiche
di stelle.

Siderali distanze,
sferzeranno calici
di fuoco,
soffieranno venti impetuosi
sulle ceneri spente

Doma le disperazioni
eremo solitario,
rialza l’istinto!
Impererà brama d’immenso
sull’anima risorta.

giovedì 15 gennaio 2009

IL SOGNO DEL VIAGGIATORE

"E subito riprende il viaggio come dopo il naufragio un superstite lupo di mare" (Ungaretti).
Il sogno di viaggiare è forse uno dei più antichi che dimora nell'essere umano. Il desiderio di esplorare, di conoscere il mondo ha portato spesso la temerarietà umana ai propri limiti. E' grazie ai viaggi di Marco Polo che conosciamo l'oriente, grazie a quelli di Colombo le Americhe, grazie ai viaggi di tantissimi esploratori e ricercatori possiamo affermare di conoscere la maggior parte del nostro pianeta e perchè no del nostro sistema solare. E proprio il fascino del viaggio ha spinto grandi poeti e narratori a creare percorsi alternativi alla realtà attraverso la creazione di posti fantastici, mete incantate e personaggi incredibili. I primi libri letti nella mia infanzia narravano quasi tutti di viaggi fantastici: "Viaggio sul dorso di una balena", "20.000 leghe sotto i mari", "Robinson Crusòe". Tutti viaggi che facevo insieme ai protagonisti vivendo le loro avventure, anche nei miei sogni. Crescendo, aumentava il desiderio di viaggiare senza meta, di lasciarsi guidare dall'automobile, di prendere un aereo oppure di salire sul primo treno senza una destinazione prestabilita. L'ho fatto spesso senza pensarci e l'ho fatto anche consapevolmente col passare degli anni. Ci sono i viaggi della speranza, quelli dell'amore, quelli dell'ambizione. La gara al raggiungimento della luna durante la guerra fredda ne è una palese testimonianza: l'ambizione di raggiungere un traguardo inimmaginabile fino ad allora che significava un potere maggiore ed una testimonianza indiscutibile di grande forza. Inoltre i tempi di percorrenza si sono accorciati ed oggi si coprono in periodi brevi anche distanze siderali. C'è chi ha viaggiato molto e chi quasi per nulla. Io sto nel mezzo. Ho girato e vissuto molte città e paesi sempre all'interno della mia adorata penisola, ed adesso mi appresto a conoscere due nuove capitali europee. Dipingerò con le parole le bellezze che mi si staglieranno innanzi con la loro imponenza, riportando i miei diari di viaggio su questo spazio virtuale, dal Big Ben alla Sagrada Familia, un tripudio di meraviglie dell'ingegno umano davanti alle quali sarò debole, debole al cospetto del meraviglioso. Così come è capitato di sentirmi ammirando le inimitabili opere d'arte italiane. Ma si possono attingere piacevoli sensazioni anche quando si arriva ad esempio nei paesi etnei. L'odore dell'autunno che pervade le narici stuzzicandole è un aroma persistente che ti accompagna, mentre il freddo che scende direttamente dal Mongibello ti sferza il viso rinfrescando i tuoi pensieri. Si può dire tanto o forse nulla sui viaggi reali, o quelli fatti dentro noi. In fondo, si può viaggiare anche restando chiusi in una stanza, basta chiudere gli occhi per un attimo e sognare una meta qualsiasi. Personalmente credo che i viaggi più belli sono quelli che si fanno attraverso le letture e il teatro, percorrendo gli itinerari fantastici della nostra fantasia e cavalcando l'onda del nostro desiderio di evasione. Basta un pò di fantasia e si parte... Destinazione? L'immenso!
"Soffiavano i venti, spumeggiava il mare, fendendosi in morbide scie: eravamo i primi a solcare quel mare silente" (Coleridge)

sabato 10 gennaio 2009

Un popolo di scrittori

Quanti di noi possiedono un diario, dei versi, o un racconto conservati in un cassetto della scrivania o della mente? Di certo siamo tantissimi. L'italiano poi è per antonomasia un poeta, la nostra è una nazione dove scrivono tutti. Certo, i libri più pubblicizzati sono quelli scritti da gente dello spettacolo perchè tutti ormai possono scrivere, è la cosa più facile. Sentivo l'altro giorno di un noto personaggio della tv che ha scritto un libro incredibile, una storia davvero originale: una persona che non ama gli animali ma che poi diventa amico di un cane, una storia mai sentita! Per carità, forse la mia è solo invidia per una visibilità che non posso avere. Una visibilità, attenzione, che riguardi perlomeno una valutazione dei testi, perchè se non io, c'è gente che scrive davvero molto bene, ma che terrà a lungo il suo libro nel cassetto. A meno che non partecipi ad un reality, o inizi ad acquisire visibilità sul piccolo schermo, allora sì che arriverà il trionfo (effimero). Di certo la sua opera potrà venire pubblicata da grosse case editrici e avere il successo che merita, ma per quali vie ci si è arrivati? L'editore è ormai un mestiere che si fa per passione... Ma di contro nascono case editrici come funghi tutte a scopo di lucro ( e che lucro!). Molte di esse fanno pagare dei contributi per la pubblicazione, contributi abbastanza salati che vanno a coprire tutte le spese. Ho assistito mesi fa alla presentazione di un testo. La casa editrice tramite una propria studiosa, presentava cinque o sei libri di nuova pubblicazione. Di questi solo un paio erano di sicuro interesse, ma venivano tutti elogiati e presentati allo stesso modo: certo, dietro pagamento di lauti compensi chiunque può avere il proprio libro presentato bene e pubblicizzato (giusto all'inizio, per esaltare l'ingenuo scrittore). E proprio per questo che tramite la mia associazione desidero dare spazio a poeti e scrittori che vogliano leggere in pubblico i propri scritti. Non ce li pubblicano? E noi li portiamo lo stesso tra la gente, declamandoli! La voce tremerà, ci si sentirà venir meno, sentiremo l'adrenalina scorrere in noi come un fiume in piena, ma se ci riusciremo, avremo lasciato un segno indelebile nel cuore della gente e varcato il confine sottilissimo tra realtà e fantasia.

lunedì 5 gennaio 2009

LA POESIA

La poesia è l' “arte di scrivere in versi, secondo particolari espedienti ritmici, sonori e retorici, per esprimere fantasie, emozioni e sensazioni profonde. (Diz. Della lingua italiana De Mauro). O “tendenza ad abbandonarsi a sogni e utopie, a evadere dalla realtà”, oppure ancora: “capacità di impressionare la mente e la fantasia, di suscitare emozioni e sensazioni, propria di ogni opera d’arte” (sempre dal diz. De Mauro) e così via. Sono solo alcuni dei significati che si possono dare alla poesia. Poche gocce, nella marea di definizioni che la giustificano. Il primo significato desidero evidenziarlo prendendo uno spunto da alcune considerazioni di Seneca. La poesia se ben strutturata e pregna di un pensiero eccellente, è un dardo vibrato da un braccio ben teso: in poche parole l’unione di tecnica e ispirazione. La tecnica che dia il ritmo e che incanali in un certo senso l’emozione dei versi lungo un percorso sonoro e retorico; l’ispirazione (il pensiero eccellente) che dia inizio alla creazione dell’opera d’arte. Perché ogni poesia a prescindere dal ritmo è secondo me un’opera d’arte, è segno tangibile della creatività dell’essere umano, è un indice della sensibilità che alcune persone possono avere insite in se o possono aver maturato grazie alla lettura o al desiderio di liberare su carta le proprie sensazioni. In effetti anche Nietzsche affermava di scrivere perché era l’unico modo che aveva per liberarsi dei proprio pensieri. E qui parliamo di ispirazione. Ogni creazione, ogni comunanza di versi, vergati su una carta qualsiasi o sullo schermo di un Pc ha una propria importanza, ogni poesia vive di vita propria. Ho creduto fermamente per molti anni che la poesia fosse solo ispirazione e fin dalle prime, la cui stesura risale alla mia ormai lontana adolescenza , imparai a non apportare correzioni Come una forma di pane sfornato, che non sia perfetta, ma che essendo uscita così dal forno, non si può rimettere dentro. Da pochi anni invece, scrivo di getto quando l’ispirazione è pressante, poi rivedo a freddo il tutto e se occorre effettuo cambiamenti. Perciò la giusta unione di istinto e ponderazione, può davvero diventare un dardo che colpisca le corde emotive dell’animo umano. Il secondo significato si lega strettamente ad un post precedentemente inserito (Fantasia e Festività) riguardo la creatività, e l’insoddisfazione di vivere il mondo reale. E’ decisamente un abbandono, una fuga verso il mondo dorato dei versi sparsi, che come gemme risplendono nella potenza dei nostri sogni. Il compito è quello di riuscire a evadere, è quello di portare con noi poeti anche il pubblico da “rapire” ed estasiare per colpire il centro della loro virtù. Ho scelto infine tra i molti, il terzo significato del termine perché indica a mio dire, un legame indissolubile con la musica, la pittura e altre forme d’arte. La poesia come opera d’arte, capace di suscitare sensazioni nel fruitore , la poesia che insieme alla musica può arrivare dritta alle profondità dell’anima, o che può lambire direttamente le fondamenta di ogni essere umano scuotendole violentemente. Perciò: “E’ quando si è presentato chi stimola i nostri cuori che le componenti positive dell’animo si risvegliano”. (Seneca da: “Lettere a Lucilio”)