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sabato 24 ottobre 2009

KIPLING E UNA DELLE SUE POESIE

E ho visto mille giorni sgusciar fuor e poi strisciar nella notte,
lenti come tartarughe.
Adesso anche io li seguo.
E' la febbre non la lotta...
Il tempo, non la guerra, che uccide.

R. Kipling

giovedì 22 ottobre 2009

TRAMONTATA E' LA LUNA

Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua
e ora nel mio letto resto sola.

Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amara indomabile belva.

Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.

Saffo

lunedì 12 ottobre 2009

ESCHILO E I DONI PAGATI A CARO PREZZO DA PROMETEO

"Ma udite la miseria dei mortali prima, indifesi e muti come infanti, e A cui diedi il pensiero e la coscienza. Parlerò senza biasimo degli uomini, ma narrerò l'amore del mio dono.
Essi avevano occhi e non vedevano, avevano orecchie e non udivano, somigliavano a immagini di sogno, perduravano un tempo lungo e vago e confuso, ignoravano le case di mattoni, le opere del legno: vivevano sotterra come labili formiche, in grotte fonde, senza il sole; ignari dei certi segni dell'inverno o della primavera che fioriva o dell'estate che portava i frutti, operavano sempre e non sapevano, finchè indicai come sottilmente si conoscono il sorgere e il calare degli astri, e infine per loro scoprii il numero, la prima conoscenza, e i segni scritti come si compongono, la memoria di tutto, che è la madre operosa del coro delle Muse.
[...] Mille cose inventai per i mortali, e ora, infelice, non ho alcun ordigno che mi affranchi dal male che mi preme... Se uno s'ammalava non aveva difesa, cibo, unguento, bevanda: si estingueva senza farmachi, finchè indicai benefiche misture che tengono lontano tutti i morbi... E primo giudicai quali vere visioni porta il sogno, svelai le oscure voci dei presagi, i profetici incontri sui cammini... guidai i mortali ad una conoscenza indimostrabile, e aprii i loro grevi occhi velati ai vividi presagi della fiamma. Questo io feci... Sappilo in breve tutto ciò che gli uomini conoscono proviene da Prometeo.
[...] Non è più parola. La terra trema. E' l'urlo cupo sordo del tuono, il bagliore del lampo, il vortice del fuoco, turbina polvere, i venti si lanciano violenti, in lotta aperta, cielo mare sconvolti. E' la mano di Zeus su di me, visibile, viene: io tremo.
Guardate, tu santità di mia madre, tu cielo che volgi la luce del mondo: quello che soffro è contro la giustizia..."
(Eschilo, da "Prometeo incatenato")

venerdì 9 ottobre 2009

LAMPI DI VITA

“…E il ricordo passa in quel profumo, evocato dalle nostre ore più famose…” (Rilke)

Forse il tempo è un cerchio infinito, forse è un treno in corsa, forse è una nebulosa o uno zodiaco sul quale transitano gli attimi delle nostra vita. E’ una riscoperta il passato, più avanzi in questo breve viaggio più senti la nostalgia avvincerti la gola e strigliarti il cuore. E’ pieno di quarantenni questo mondo, tutti uomini e bambini, tutti adolescenti e vecchi col pensiero rivolto a sogni forse mai realizzati. Sono i costumi del tempo, gli usi e l’ovattata felicità che correva lungo quelle immagini lontane. Vedere Goldrake a colori da una vicina e stupirsi di quanta importanza davano ad un anime giapponese, visto sino ad allora solo in bianco e nero. Si sbuffava e si imprecava contro il grande Peppino De Filippo, affinché terminasse presto di parlare e fosse messo in onda il cartone animato che tutti aspettavamo. Il primo, di una serie infinita che entrava nelle nostre menti, mentre il crepuscolo calava e avevamo ancora in bocca il sapore della merenda alla nutella preparata dalla mamma e gettata della finestra, (quando non potevi togliere al gioco nemmeno un minuto), avvolta in un sacchetto di carta. Un sacchetto che appena scartato emanava un profumo tale da strappare in mille pezzi il tovagliolo e agguantare famelici il panino straripante delle sublime crema. Quando i sogni erano concreti, erano tangibili e sicuri, quando sognavi di fare il medico, o l’astronauta o di pilotare un robot. Scorrevano le immagini e scorreva la spensieratezza provata e poi perduta, infranta contro un mondo in continua involuzione. Cosa si è perso? Gli agi si sono moltiplicati fecondi, l’era di internet è prepotentemente entrata in scena, come una grande attrice al debutto, ma senza emozione, nessuna scossa di adrenalina prima di dominare il palco. Si comincia da lì forse, dall’infanzia perduta a fabbricare le impalcature della vita, qualcuno le ha costruite solide, qualcuno traballanti. Certezza, equilibrio e follia hanno caratterizzato la crescita, fissando come post-it gli attimi ad una bacheca effimera. Ogni mattone, un errore o una conquista, una soddisfazione o un dolore. Allora il riso era ebbro sulle candide labbra, allora i profumi si mescevano al roteare della palla su un campetto di terra incolta. Erano corse al vento che ti carezzava sornione il viso, allora Eolo stuzzicava divertito la nostra allegria. Era il coprifuoco per vedere un cartone e raccontarselo l’indomani, erano i primi batticuore mentre si urlava divertiti chiedendo quanti passi bisognava fare con la fede e con l’anello per arrivare a.. quel castello.. Era la strega che comandava i colori ed i suoi occhi che davano tremori. Le sette pietre e le mille illusioni, la palla avvelenata ed i primi dolori. C’era Terence nei sogni che suonava l’armonica alla sua Candy, c’erano i cartoni dopo Scrooge e i suoi tre fantasmi. E il tempo correva, si fermava o svaniva. C’era il carnevale in piazza, Luis Miguel e i primi baci. C’erano la geografia i brutti voti e la nazionale. Sorgeva la poesia, figlia illegittima del Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Il suo Gesù e il mito di Sandokan, l’urlo della tigre e i fremiti del mio corpo. Il primo amore e la felicità che stringeva la gola, una felicità infinita e illusoria. C’erano Zeb, Luke e Molly, Jerry Lewis e Brett Sinclair, davanti al divano, davanti alla famiglia riunita. C’era il bagno la domenica dopo una giornata in campagna a deliziare e stuzzicare la bocca con le scorze delle mandorle acerbe. C’erano le canne e le capanne, la sabbia in casa e le corse al mare. C’era la briscola nell’ombra degli androni ed altri giochi che sorgevano al canto delle cicale. C’era un mondo incantato e soprattutto c’eri tu a dare un senso a tutto questo. C’era la tua voce, c’erano le tue premure ed i tuoi sorrisi. C’erano le fiabe inventate e quelle lette, le suore cattive e la tua rabbia. C’era l’odore della cartella e la maestra snob. C’erano i tuoi dolci e le bottiglie che macinavano i biscotti. C’era la nenia della tua macchina da cucire che cantava a volte tutta la notte per sfornare abiti incantevoli. C’erano le tue risate, mamma, c’era la tua gioia ed il tuo amore. E adesso c’è di nuovo tutto questo dentro me e dentro ogni nota che riascolto. Tutto un mondo che rifiorisce, che sboccia per un secondo, un dannatissimo secondo che vorrei fermare, un secondo soltanto per tornare indietro e riportarti qui, accanto a me.

“Il tempo ha visto e non tornerà indietro…” (E. Pound)

martedì 6 ottobre 2009

L'AVVENIRE di Guillaume Apollinaire

Solleviamo la paglia
Guardiamo la neve
Scriviamo lettere
Aspettiamo ordini

Fumiamo la pipa
Pensando all'amore
I gabbioni son lì
Guardiamo la rosa

La fonte non s'è inaridita
Nè la paglia d'oro è sbiadita
Guardiamo l'ape
E non pensiamo al domani

Guardiamoci le mani
Che sono la neve
Sono l'ape e la rosa
Nonchè il domani

venerdì 2 ottobre 2009

PERCY SHELLEY E L'AMORE TRA LUNA E TERRA

Come in molle, soave stordimento
d’anime innamorate che s’incontrino
su bocche, e il forte cuore adagio palpita
ed il più scintillante occhio s’oscura,
anch’io se la tua ombra fai cadere
su me, così coperta taccio, immobile
o bellissima sfera, troppo colma.
Svelto vai d’intorno al sole
tu, il più splendido fra i mondi
verde, azzurro globo ardente
della luce più divina
fra le lampade del cielo
che hanno vita, che han splendore.
Cristallina amante tua
a te spinta da un potere
pari a bussola dell’Eden
per gli sguardi innamorati,
io, fanciulla innamorata
cui la gioia del suo amore
empie la debole mente
corro, sposa non saziata,
follemente intorno a te
riguardandoti ogni lato
delle forme... Fratello,
corro ovunque tu ti libri
ruoto e seguo per i cieli
ampi e cavi, circondata
dal tuo caldo abbraccio, che
mi protegge dalla fame
dello spazio, ogni bellezza,
maestà, forza bevendo
dal tuo senso, del tuo sguardo,
proprio come fa un’amante
o il camaleonte, che
si colora a ciò che guarda,
o la viola che col tenero
occhio fissa il cielo azzurro
per tingersi di quello che contempla.