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mercoledì 30 settembre 2009

HO MESSO LE ALI

Cade il cielo stanotte:
spasimi di pioggia scrosciano audaci.

Palpita di mille colori la trasparenza dei fiumi.

Mai domo delle tue fragranze,
ho colto i tuoi baci languidi
ed il battito stilla dal mio cuore.

Stupito, bramo il disgelo
e seduco il tempo, affinchè non voli via.

Ho messo le ali
ed i tuoi occhi sono il cielo
nel quale librarmi in eterno.

lunedì 28 settembre 2009

PLATONE E I RIMEDI CONTRO IL SINGHIOZZO

"Erissimaco, sarà meglio che tu mi faccia passare questo singhiozzo, o che parli al mio posto fino a quando me ne sarò liberato..
"Farò tutte e due le cose, rispose Erissimaco, prenderò il tuo posto nel parlare.. ma mentre parlerò io, tu devi trattenere a lungo il respiro, aspettando che ti passi. Se non succede, fai dei gargarismi con l'acqua. Se poi non vuol decidersi a passare, prendi qualcosa che ti faccia pizzicare il naso, starnutisci e, quando l'avrai fatto una o due volte, per testardo che possa essere, si deciderà a passare!" (Platone, da "Simposio")

ECCO DA DOVE DERIVANO I RIMEDI CONTRO IL SINGHIOZZO...! ANCHE QUESTO CI INSEGNANO I FILOSOFI...!!

martedì 22 settembre 2009

LUCIANO E LA VITA STRESSANTE DI ERMES

"...Io solo a faticare e a farmi in quattro tra tanti servizi? Fin dall'alba bisogna che sia in piedi a spazzare la sala del festino, a rifare il divano e a mettere in ordine ogni cosa; poi devo stare a disposizione di Zeus e portare i suoi messaggi facendo il fattorino su e giù, ritornare e, ancora impolverato, servire a tavola l'ambrosia. E prima che arrivasse questo coppiere.. anche il nettare mescevo. E quel che è peggio, io sono il solo che neppure di notte può dormire, ma anche allora mi tocca condurre le anime a Plutone, far da guida ai morti e assistere al giudizio. Perchè non mi bastano i lavori del giorno: stare nelle palestre, far l'araldo alle assemblee, preparare gli oratori; no, devo anche sdoppiarmi per sbrigare le faccende dei morti..."
(Luciano, da "Dialoghi degli dèi ")

GUY DE MAUPASSANT E GLI INCONTRI RAVVICINATI... DEL TERZO TIPO

"Le stelle sullo sfondo del cielo nero scintillavano tremolanti. Chi abita quei mondi? Quali forme, quali esseri viventi, quali animali, quali piante si trovano laggiù? Quelli che pensano in quegli universi lontani, che cosa sanno più di noi? Che cosa possono più di noi? Che cosa vedono che noi non conosciamo? Uno di loro, un giorno o l'altro, attraversando lo spazio, apparirà sulla nostra terra per conquistarla, come un tempo i Normanni attraversavano il mare per sottomettere popoli più deboli.
Siamo talmente invalidi, talmente disarmati, talmente ignoranti, talmente piccoli, noialtri, su questo granello di fango che gira diluito in una goccia d'acqua!"
(Guy de Maupassant, tratto dal racconto "Le Horla II")

SE LO SONO CHIESTO IN TANTI, IO CI CREDO CHE IN TUTTO L'UNIVERSO NON SIAMO SOLI, E VOI?

domenica 20 settembre 2009

GIUSEPPE PARINI: LE NOZZE

"E' pur dolce in sui begli anni
De la calda età novella
Lo sposar vaga donzella
Che d'amor già ne ferì.
In quel giorno i primi affanni
Ci ritornano a pensiere:
E maggior nasce il piacere
Da la pena che fuggì.

Quando il sole in mar declina
Palpitare il cor si sente:
Gran tumulto è ne la mente:
Gran desio negli occhi appar.
Quando sorge la mattina
A destar l'aura amorosa,
Il bel volto de la sposa
Si comincia a contemplar.

Bel vederla in su le piume
Riposarsi al nostro fianco,
L'un dè bracci nudo e bianco
Distendendo in sul guancial:
E il bel crine oltra il costume
Scorrer libero e negletto;
E velarle il giovin petto,
Ch'or discende or alto sal.

Bel veder de le sue gote
Sul vivissimo colore
Splender limpido madore,
Onde il sonno le spruzzò:
Come rose ancora ignote
Sovra cui minuta cada
La freschissima rugiada
Che l'aurora distillò.

Bel vederla all'improvviso
I bei lumi aprire al giorno;
E cercar lo sposo intorno,
Di trovarlo incerta ancor:
E po schiudere il sorriso
E le molli parolette
Fra le grazie ingenue e schiette
De la brama e del pudor.

O garzone, amabil figlio
Di famosi e grandi eroi
Sul fiorir degli anni tuoi
Questa sorte a te verrà.
Tu domane aprendo il ciglio
Mirerai fra i lieti lari
Un tesor, che non ha pari
E di grazia e di beltà.

Ma oimè, come fugace
Se ne va l'età più fresca,
E con lei quel che ne adesca
Fior sì tenero e gentil!
Come presto a quel che piace
L'uso toglie il pregio e il vanto;
E dileguasi l'incanto
De la voglia giovanil!

Te beato in fra gli amanti,
Che vedrai fra i lieti lari
Un tesor,che non ha pari
Di bellezza e di virtù!
La virtù guida costanti
A la tomba i casti amori,
Poi che il tempo invola i fiori
De la cara gioventù.

A TUTTI COLORO CHE SI PREPARANO ALLE NOZZE. OCCHIO PERO' ALLA PENULTIMA STROFA.. CERTE COSE SI SONO SEMPRE SAPUTE...

giovedì 17 settembre 2009

PATRICK SUSKIND E IL "PUZZO" PERSISTENTE

"... Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo dei solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati; dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano le chiese, c'era un puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nel diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri, e così non v'era attività umana, sia cotruttiva che distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo..." (Patrick Suskind, da: "Il Profumo")

martedì 15 settembre 2009

ORAZIO E L'IMMORTALITA' DEL POETA

"Ho levato un ricordo che ha più vita del bronzo,
più alto del regale riposo delle piramidi:
e non lo distruggerà la pioggia
che consuma, il folle vento, l'eterna
catena degli anni, la fuga del tempo.
Non sarà vera fine:
molto di me si salverà da morte..." (Orazio, tratto da: "Odi ed Epodi")

Quanto sono belli questi versi di Orazio.
E sebbene la poesia oggi sia un pò inflazionata, il pensiero che in qualche modo si possa conservare così a lungo nel tempo, illude e incoraggia a comporre per mettere su carta i propri pensieri e le proprie ispirazioni, sperando appunto che " molto si salverà da morte..."
La poesia vivrà per sempre e con essa e per essa ogni respiro della mia anima..

domenica 13 settembre 2009

STRIDE LA VITA

Adesso stride la vita
mentre svanisce l'estate,
ora si assiepano nubi.

Oggi, colgo nostalgia
dal mio giardino di stelle
O seme brami la luce?

Tramuta l'essenza del fiore:
non più petali ma esili corone.

Ero il presente,
sarò il passato.

Ho le ali in frantumi.

venerdì 11 settembre 2009

SOEREN KIERKEGAARD E LA CONTRAPPOSIZIONE DI SIMULAZIONE E BRAMA IN AMORE

"... Persiste dunque il principio strategico, che è legge di ogni mossa in questo combattimento, di venire in contatto con lei sempre in una situazione interessante. L'interessante è dunque il terreno sul quale deve essere data battaglia, è necessario esaurire tutte le risorse dell'interessante. Se non vado errato, la sua stessa natura è calcolata in modo che ciò che io desidero è precisamente ciò che ella offre, sì, ciò che anche ella desidera. Bisogna quindi considerare quel che l'individuo può dare e quel che di conseguenza può pretendere. Per questa ragione le mie avventure d'amore conservano sempre una realtà per me, costituiscono un momento di vita, un periodo di formazione la cui esperienza avevo già stabilito di tentare in precedenza e a cui sovente si ricollega l'una o l'altra perfezione. Imparai a ballare a causa della prima fanciulla che amai, imparai il francese a causa di una ballerinetta. Allora andavo al mercato come tutti i gonzi, rimanendone spesso gabbato. Oggi sono io che pongo la prima offerta. Forse frattanto ella ha esaurito un lato dell'interessante, la sua vita tutta solitaria ce lo farebbe supporre. Vale dunque la pena di trovare un altro lato che a prima vista non le sembri interessante ma che appunto per ciò lo divenga in seguito. A tal fine non scelgo il Poetico ma il Prosaico. Così s'incomincia. Prima viene neutralizzata la sua femminilità mediante prosaica intelligenza e ironia, non direttamente ma indirettamente e per mezzo del neutrale assoluto: lo spirito. Ella quasi perde innanzi a se stessa la propria femminilità, ma in tale condizione non può rimanere sola e finisce col cadermi tra le braccia, non come se fossi amante no, ma ancora, diremo, neutrale; quindi la sua femminilità si risveglia e viene spinta fino al massimo della tensione per poi farla urtare contro questa o quella autorità effettiva. Ella la supera, la sua femminilità raggiungerà altezze sovrumane ed ella mi apparterrà con una passione universale...
...Voglio sperare che presto l'avrò indotta al punto di odiarmi...D'uno scapolo impenitente si può anche ridere.. ma un giovanotto, che pure non è privo di spirito, con un simile contegno non fa che turbare una ragazza: tutta l'importanza, la bellezza e la poesia del sesso di lei vengono infatti in tal modo annullate....
...Così i giorni trascorrono e io la vedo ma non le parlo... Ma la notte, talvolta il desiderio di dare sfogo al mio amore m'incalza. Allora, avvolto nel mio mantello, il berretto calato sugli occhi, mi reco sotto la sua finestra... In queste ore della notte vago come uno spirito lì intorno... In quegli istanti dimentico ogni cosa, nessun piano ho più, nè calcoli; getto lontano la ragione, mentre profondi gemiti, un'emozione intensa, m'allargano e fortificano il petto e non avverto più l'urgenza di lasciar guidare il mio contegno dalla sistematicità. Altri sono virtuosi di giorno e peccatori di notte, io sono tutto simulazione di giorno e di notte sono tutto brama. Se ella mi vedesse là, se ella potesse vedere entro l'anima mia... se ella vedesse!"
(Soeren Kierkegaard, da: "Diario del seduttore")

giovedì 10 settembre 2009

SULLE TUE PORTE GIACE L'ETERNO

Indosserò la mia ombra,
mentre la notte distende silenziosa il suo manto.

Le parole come stelle
si spegneranno
nell'alveare dei miei giorni.

Non c'è grano in terra
o flusso di anime
che possa saziare il cielo.

Vano il rintocco di lontani domini,
vi si ritorce il sapore dei venti
mentre languono gelsomini
sui loro sospiri.

Si addensano nubi,
l'afa svanisce leggera,
di mille spasmi vibra la pioggia
di mille spasmi freme il mio corpo.

Non oserà l'autunno
intaccare la tua pelle,
ogni accesso al tuo corpo
sarà isola d'immenso.

Sulle tue porte giace l'eterno.

mercoledì 9 settembre 2009

PLAUTO E LE "BATTAGLIE" CONIUGALI

"...Se tu non fossi cattiva, stolta, arrogante e priva di cervello, ciò che non piace a tuo marito, non dovrebbe piacere a te. Da oggi in poi, se me ne fai un'altra, potrai tornare da tuo padre, senza marito. Ogni volta che voglio uscire mi trattieni, mi richiami, mi chiedi dove vado, che cosa faccio, che faccende sbrigo, che mi serve, che cosa porto a casa, che cosa porto via. Ho sposato l'esattore delle imposte. Di tutto devo render conto, del già fatto e del da fare. Ti ho male abituata. Ma ora agirò diversamente. Dal momento che ti dò servi e viveri, stoffe di lana, gioielli, vesti e porpore, tutto ciò che vuoi, e non ti manca nulla, se hai giudizio, non cercare ancora guai: smetterai, finalmente, di farmi la guardia. Anzi, per dare ricompensa al tuo spiarmi, mi porterò a cena fuori un'altra donna.... Grazie agli dei, a furia d'insolenze l'ho fatta ritirare dentro casa. Mariti galanti dove siete? Che aspettate a darmi un premio, a congratularvi con me? Ho combattuto bene la battaglia coniugale?...Si deve far così. Bisogna prenderla in giro, spiritosamente, questa spiona di Cerbero tutt'occhi..." (Plauto dal primo atto de "I gemelli di Siracusa")

domenica 6 settembre 2009

SUI VERSI DI WHITMAN

Ognuno di noi è un eroe nella vita di tutti i giorni. Eroi per lo più sconosciuti, ma di grande valore e forza d'animo e ove dovesse mancare quest'ultima la si può trovare come incoraggiamento anche tra le pagine di un libro come quello di Whitman che sto leggendo in questi giorni.
Ho intitolato lo stralcio tratto dal libro "Foglie d'erba", La marcia degli sconfitti. Trovo queste parole di grande conforto e iniezione di perenne fiducia per chiunque si trovi ad attraversare un momento difficile. Sarebbe bello appropriarsi degli insegnamenti degli Stoici e tenere duro contro gli urti della vita. Ma la realtà è diversa. La società di oggi (e forse quella di sempre) cerca i vincenti, la storia ci ha trasmesso spesso le imprese dei trionfatori di guerre e conquistatori di mondi. Capita così, tornando ai giorni nostri, che se hai una certa tranquillità economica e la ostenti magari un pò, gli amici ti ronzano intorno come api. Ma se per caso ti trovi in difficoltà e a volte ti senti un perdente, allora spariscono tutti, cambia l'atteggiamento verso il "fallito".
Allora ben venga la marcia di Whitman e le sue splendide parole. Onore ai perdenti, gloria ai falliti, lode agli eroi sconosciuti. Che se la forza sorge nei loro cuori, presto potranno diventare dei vincenti perchè l'umiltà dimostrata e tenuta come fida compagna di viaggio, potrà tramutarsi di certo in prolifico orgoglio, l'orgoglio dei vinti che trionferanno sulla vita e le sue difficoltà. Spero che questi versi possano anche in minima parte donare sostegno a chiunque si trovi in difficoltà in questo momento. Io ho attinto grato, in quanto gli avvenimenti degli ultimi tempi, (che hanno visto i "vincenti" del furto in casa appropriarsi di frammenti della mia vita), hanno messo a dura prova la mia forza morale.
Coraggio amici, coraggio, possiamo farcela!

WALT WHITMAN E LA MARCIA DEGLI SCONFITTI

"...Non suono una marcia soltanto per i vincitori, suono grandi marce per le persone vinte e cadute.
Avete udito che è bello vincere?
Ma io vi dico anche che è bello cadere - le battaglie si perdono con lo stesso spirito con cui si vincono.
Io batto trionfanti rulli di tamburi per i morti, soffio attraverso le mie emboucheres la mia musica più assordante e gaia per loro,
Urrà per coloro che hanno fallito! E per coloro le cui navi da guerra sono affondate in mare!
E per tutti i generali che hanno perso le loro battaglie! E per tutti gli eroi sopraffatti! E per tutti gli eroi sconosciuti, pari ai grandi eroi conosciuti!" (Walt Whitman, da: "Foglie d'erba")