EVENTI CULTURALI, TESTI CLASSICI E INEDITI, FOTO, FILMATI: UN BLOG TUTTO DA LEGGERE, VEDERE, SCOPRIRE E.. SFOGLIARE!





Indirizzo e-mail: mailto:giu.cali69@gmail.com




Cerca nel blog

lunedì 31 agosto 2009

LUNGO SENTIERI INCANTATI

“…Osservare come questa regione, in tutti i particolari interessante, si sprofondava a poco a poco nelle tenebre, è stato spettacolo di una bellezza indicibile… (Goethe, da “Viaggio in Italia”)
Ho navigato lungo i sogni che i paesaggi incantevoli dell’antica Trinacria mi hanno donato. Ho colto ogni singola emozione che sorgeva dai suoi tramonti. Ho mostrato la mia terra a chi la conosceva poco. Con forza ho desiderato far vedere tutto ciò che di bello e incontaminato la natura regala. Ho cercato di coprire le piaghe, le crepe malefiche di questa terra, invogliando a guardare lontano e a non soffermare lo sguardo sui rifiuti che si ergevano fetidi tra scogli e su rive un tempo incantate. Ho minimizzato il furto della mia macchina avvenuto in quei giorni; e ironizzato sull’avventarsi dei posteggiatori abusivi. Oltre questo però ho riammirato e riamato i sussurri dei suoi mari. Tra Tirreno Ionio e Mediterraneo, immerso i miei pensieri in limpide acque. Mi sono stupito ancora una volta davanti i teatri antichi e i parchi archeologici, commosso davanti al tempio di Atena inglobato nel duomo. Nuvole e tramonti si stagliavano maestosi davanti alla mia debolezza, le impalcature dei miei problemi crollavano pavide dinanzi a tale splendore. Avrei voluto divenire eremita e richiudermi in luoghi solitari pregni di storia e dedizione.
“…Salito sul ponte, io guardai al firmamento cristallino e vidi una bianca curva seguirlo fino a un punto che sembrò lo Zenit. Allora chiesi che fosse mai quello che gli occhi scoprivano. Mi fu risposto: ‘E’ l’elevazione dell’Etna che si inarca per adattarsi alla curva del cielo’. Illusione? Realtà? Posso solo dire che non mai più dimenticato quella straordinaria visione” (B. Berenson da “Viaggio in Sicilia”)
L’Etna ci ha regalato splendidi colori e terribili temporali. Correre lungo i suoi crateri con i tuoni che facevano tremare il cielo è stata un’emozione unica. Immaginavo tremende eruzioni e lapilli che sfrecciavano in alto soffiati via da Tifeo, sempre infuriato. Il Mongibello, così spavaldo e sornione, ma così terribile e beffardo, ero briciola nell’universo a confronto. Pochi tratti di strada e la montagna diveniva mare ove le fitte trame del sole riflettevano cristalline speranze. Ho inspirato il vuoto ed il cielo, i fiori e la salsedine. Ho chiuso gli occhi e lasciato correre fremiti lungo la mia anima. Un’estate ricca di visioni. Alba e tramonto, storia e cultura hanno attraversato la calura dei sensi. Picchiava il sole sui desideri e la brama di acqua pura veniva sedata alla limpida fonte di Noto Antica. I sapori esordivano leggeri per esplodere nel palato e nell’anima, gli zuccheri lenivano, la frescura liberava sorrisi. Mentre lunghe passeggiate e impervie scalate accompagnavano la meraviglia della scoperta. Il desiderio di restare d’incanto anche solo per un attimo di fronte le magie di questa natura selvaggia e sublime. Ho vagato esule tra le tue vanità, cercando tesori e illusioni. Terra di nostalgia e ricordi lontani, terra sinuosa e splendente come le splendide dee che in te sospirano sotto i miei occhi. Ingannevoli danze, incorporee illusioni, fremiti d’estasi effimera e densa. Terra di musiche intense e uniche che scandiscono note sulla nascita del crepuscolo errante. Ho colto i diaframmi della tua esistenza, quando ero via mi mancavi terribilmente: spiegami perché. Adesso che sono qui a volte ti odio e a volte ti amo con tutto me stesso, con tutti i respiri che mi appartengono e tutta la vita che finora ti ho dato. Perché ti amo così tanto, dimmi dunque mia splendida terra, perché? Sei aculeo dorato, sei magica spina, frusta che carezza, sei immenso ed eterno ed io ti vivo, si ti vivo bevendo ogni tuo singolo sospiro. E’ nulla la mia parola, è nulla il mio pensiero e la mia commozione. Tutto ti è schiavo: ti appartiene l’orgoglio e con esso ogni mia singola emozione è per te e su di te sorge e spira. Sorge e spira, adesso, domani e sempre.
E quel gettarmi alla terra, quel gridare alto il nome nel silenzio, era dolcezza di sentirmi vivo” (S. Quasimodo)

giovedì 27 agosto 2009

SENZA ALI

Non ho ali quassù,
potessi averne
varcherei la soglia dell'infinito.
Lungo i confini del cielo,
la fiammeggiante linea
brandiva languide tinte.

Tra nubi e tramonto
precipitava l'immenso,
sorgevano isole dalle tirrene sponde.
O Eolo, Imperatore dei venti:
che tributo,
che splendore,
esse emanavano supplici.

Si stagliavano alberi
dall'immane pendìo
ed il suono dell'aria
evocava incanti.

Confuso da tale splendore,
ammiravo esule
la maestosità del mondo,
del mio mondo.

Il crepuscolo era una fonte,
ed io bevevo incerto
l'eternità del gesto.

lunedì 24 agosto 2009

OMERO E I TROIANI PRONTI ALLA GUERRA

...Come quando le stelle nel cielo, intorno alla luna che splende, appaiono in pieno fulgore, mentre l’aria è senza vento; e si profilano tutte le rupi e le cime dei colli e le valli; e uno spazio immenso si apre sotto la volta del cielo, e si vedono tutte le stelle, e gioisce il pastore in cuor suo: tanti falò splendevano tra le navi e il letto di Xanto, quando i troiani accesero i fuochi davanti alle mura di Ilio. Mille fuochi bruciavano dunque sulla pianura, e accanto a ciascuno cinquanta guerrieri sedevano alla vampa del fuoco splendente. I cavalli, brucando l’orzo bianco e la spelta, fermi vicini ai carri, aspettavano Aurora dallo splendido trono.
(Omero, Iliade)

sabato 22 agosto 2009

LUIGI PIRANDELLO E IL MORTALE FIORE IN BOCCA

…Se la morte, signor mio, fosse come uno di quegli insetti strani, schifosi, che qualcuno ci scopre addosso…Lei passa per via; un altro passante, all’improvviso lo ferma, e, cauto con due dita protese le dice “Scusi, permette? Lei, egregio signore, ci ha la morte addosso” E con quelle due dita protese la piglia e butta via…Sarebbe magnifica. Ma la morte non è come uno di quegli insetti schifosi. Tanti che passeggiano disinvolti, forse ce l’hanno addosso; nessuno la vede; ed essi pensano quieti e tranquilli a ciò che faranno domani e doman l’altro. Ora io, caro signore, ecco…(si alzerà) venga qua… qua sotto questo lampione… venga… le faccio vedere una cosa… Guardi qua, sotto questo baffo… qua, vede che bel tubero violaceo? Sa come si chiama questo?
Ah un nome dolcissimo… più dolce di una caramella: - Epitelioma, si chiama. Pronunzii, sentirà che dolcezza: epitelioma… la morte, capisce? È passata. M’ha ficcato questo fiore in bocca, e m’ha detto Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!
...Ora mi dica lei, se con questo fiore in bocca, io me ne posso stare a casa tranquillo e quieto… A casa io non ci sto... Perché, lei capisce, se mi si fa un momento di vuoto dentro… lei lo capisce, posso anche ammazzare come niente tutta la vita in uno che non conosco…cavare la rivoltella e ammazzare uno che come lei, per disgrazia, abbia perduto il treno… (riderà) No, non tema caro signore: io scherzo! Me ne vado. (pausa) Ammazzerei me, se mai…
Mi faccia un piacere domattina, quando arriverà. Mi figuro che il paesello disterà poco dalla stazione. All’alba lei può fare la strada a piedi. Il primo cespuglietto d’erba sulla proda. Ne conti i fili per me . Quanti fili saranno, tanti giorni ancora io vivrò.
(Stralci, tratti da: "L'uomo dal fiore in bocca" di Luigi Pirandello)

mercoledì 19 agosto 2009

SOLO IL CARDO E' IN FIORE

Gonfiati di vino: già l'astro
che segna l'estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l'aria fumica per la calura.

Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.

Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e le ginocchia.

(Alceo, Lirici Greci)

domenica 16 agosto 2009

OVIDIO E I CONSIGLI PER DIVENTARE BUONI CORTEGGIATORI

"...Prima di tutto ficcati bene in testa l'idea che non c'è una donna che tu non possa avere: per questo basta disporre le reti. Gli uccelli non canteranno a primavera, d'estate taceran le cicale, prima che una ragazza dolcemente tentata da un giovane lo rifuti. Persino chi penseresti non volerne sapere lo desidera, e come!... C'è chi si da e chi si nega, a tutte piace comunque essere corteggiate: anche fossi respinto non è un danno. E perchè dovresti essere respinto quando un piacere nuovo è gradito e più piace quello che è sconosciuto di quello che si ha?
... Quel che lei chiede teme, quel che non chiede desidera, cioè che tu insista, inseguila, tra poco vincerai.
...Gli uomini devon piacere solo per pulizia e proprietà: i corpi siano abbronzati, la toga si adatti ai movimenti e sia priva di macchie. La lingua non sia indurita, i denti non abbian tartaro, i piedi non arranchino in scarpe troppo larghe, un taglio fatto male non sfiguri la chioma facendola star dritta, una mano sicura abbia accudito a barba e capelli, le unghie non siano sporche e piene di spunzoni, dal cavo delle narici non sporga neanche un pelo, non esca fiato cattivo da bocca maleodorante... (Ovidio, da: "L'Arte di amare")

venerdì 14 agosto 2009

FEDOR M. DOSTOEVSKIJ E IL SENSO DI "ONNIPOTENZA" DEGLI IMPIEGATI

"...E' un pezzo che vivo così: saranno vent'anni. Ora ne ho quaranta. Prima ero impiegato, adesso non lavoro più. Ero un pessimo impiegato. Ero sgarbato e ci provavo gusto. Dal momento che bustarelle non ne prendevo, dovevo pur ricompensarmi in qualche modo. Quando si avvicinavano al mio tavolo i postulanti per avere informazioni, io digrignavo i denti e provavo una delizia incolmabile quando riuscivo ad amareggiare qualcuno..."
(Fedor M. Dostoevskij, da "Memorie dal sottosuolo")

HO SEMPRE PENSATO CHE GLI IMPIEGATI SCORTESI RAGIONINO ALLO STESSO MODO...

mercoledì 12 agosto 2009

LUCREZIO E L'INVOCAZIONE A VENERE DELLA PACE

"...Solo tu puoi donare a questa specie mortale un tempo di pace e tranquillità. E' Marte che regge le crudeli battaglie: lui ama spesso tornare al tuo grembo accogliente, a sua volta colpito dalla ferita d'amore. Col capo reclino ti guarda pascendosi con desiderio della bellissima immagine e ti carpisce sul labbro il leggero ansimare. Quando poi si abbandona, ti prego stringiti a lui tienilo stretto ed implora, col tuo parlare soave, perchè conceda ai Romani una stagione di pace: in tempi così tormentati per il nostro paese, non riuscirei ad assolvere il compito al quale mi accingo..." (Lucrezio, De Rerum Natura)

FATE L'AMORE, NON FATE LA GUERRA!

lunedì 10 agosto 2009

UGO FOSCOLO E I TRAVOLGENTI EFFETTI DI UN BACIO SECONDO JACOPO ORTIS

..."Sì; ho baciato Teresa; i fiori e le piante esalavano in quel momento un odore soave; le aure erano tutte in armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tutte le cose s'abbellivano allo splendore della Luna che era tutta piena della luce infinita della Divinità. Gli elementi e gli esseri esultavano nella gioja di due cuori ebbri d'amore - ho baciata e ribaciata quella mano - e Teresa mi abbracciava tutta tremante, e trasfondea i suoi sospiri nella mia bocca, e il suo cuore palpitava su questo petto: mirandomi cò suoi grandi occhi languenti, mi baciava, e le sue labbra umide, socchiuse mormoravano su le mie..." (Ugo Foscolo, da "Ultime lettere di Jacopo Ortis")

sabato 8 agosto 2009

RAY BRADBURY E LA "BIBLIOTECA DENTRO" DEGLI UOMINI-LIBRO

"...Ognuno aveva un libro che voleva ricordare e che ha ricordato. Quindi, per un periodo di circa vent'anni, ci siamo incontrati, durante le nostre peregrinazioni, connettendo così la nostra amplissima ed elastica rete e gettando le basi di un piano. La cosa più importante che abbiamo dovuto piantarci duramente in testa fu che noi non contavamo, non eravamo importanti, non dovevamo considerarci e non dovevamo essere dei maestri: non dovevamo sentirci superiori a nessuno al mondo. Non siamo che sopracoperte di volumi, privi d'ogni altra importanza che non sia quella d'impedire alla polvere di seppellire i volumi. Alcuni dei nostri vivono in piccole città, in paesi e villaggi: il Capitolo primo, il Walden di Thoreau, abita a Green River, il Capitolo secondo a Willow Farm, Maine; diamine, c'è un paesino nel Maryland, con soltanto ventisette abitanti, nessuna bomba colpirà mai quel villaggio, che rappresenta la raccolta completa dei Saggi di un uomo chiamato Bertrand Russell. E quando la guerra sarà finita, uno di questi giorni, o uno di questi anni, si potranno riscrivere i libri, e la gente sarà chiamata, le persone verranno a una a una a recitare quello che sanno e noi ristamperemo ogni cosa, fino a quando le tenebre di un nuovo Medio Evo non ci costringeranno a ricominciare tutto da capo. Ma questa è la cosa meravigliosa dell'uomo: che non si scoraggia mai, l'uomo, o non si disgusta mai fino al punto di rinunciare a rifar tutto da capo, perchè sa, l'uomo, quanto tutto ciò sia importante e quanto valga la pena di essere fatto." (Ray Bradbury, da "Fahrenheit 451")

NONOSTANTE LA TECNOLOGIA, IL LIBRO NON SPARIRA' MAI

venerdì 7 agosto 2009

RUDYARD KIPLING E LA DECIFRAZIONE DELLE LETTERE "OGGETTO"

"...Nessun inglese dovrebbe essere in grado di tradurre lettere composte di oggetti. Ma Trejago sparse tutte quelle carabattole sul coperchio della valigetta da ufficio e iniziò a decifrarne il significato. Un braccialetto di vetro rotto indica, in tutta l'India, una vedova indù; poichè quando muore il marito, alla donna vengono infranti i braccialetti ai polsi. Così Trejago chiarì il significato dei frammenti di vetro. Il fiore di dhak può significare cose diverse - desiderio, vieni, scrivi o pericolo - a seconda degli oggetti che l'accompagnano. Un seme di cardamomo significa gelosia; ma quando, in una lettera di questo genere, un oggetto è duplicato, perde il suo significato simbolico e dà semplicemente un'indicazione di tempo, o, se accompagnato da incenso, giuncata o zafferano, di luogo. Il messaggio dunque diceva: Una vedova - fiore di dhak e bhusa - alle undici. Il pizzico di bhusa illuminò Trejago. Egli capì - questo tipo di lettera lascia molto all'intuito - che la bhusa si riferiva al grosso mucchio di foraggio sul quale era caduto nel vicolo di Amir Nath, e che il messaggio doveva venire dalla persona nascosta dietro la grata; che era una vedova. Quindi il messaggio diceva: Una vedova, nel vicolo dove c'è il mucchio di bhusa, desidera che tu venga alle undici. Trejago gettò tutte quelle cianfrusaglie nel camino e rise. Sapeva che in Oriente gli uomini non fanno l'amore sotto le finestre alle undici di mattina, nè le donne fissano gli appuntamenti con una settimana di anticipo. Così quella sera stessa alle undici, si recò nel vicolo di Amir Nath avvolto in una boorka..." (Rudyard Kipling, dal racconto: "Oltre ogni limite")

A TUTTI COLORO CHE PARTECIPARONO ALLO SPETTACOLO DEL FEBBRAIO 2008 A L'AQUILA E A TUTTI GLI AQUILANI CHE NE DECRETARONO IL SUCCESSO: SIETE SEMPRE NEL MIO CUORE!

mercoledì 5 agosto 2009

PETRONIO ARBITRO E "L'OROSCOPO" DI TRIMALCHIONE

"...Questo cielo nel quale abitano dodici dèi, si trasforma in altrettante figurazioni; e prima di tutto diventa Ariete. Quelli che nascono sotto questo segno possiedono molte greggi e molta lana, hanno la testa dura, la fronte spavalda e le corna acute, che non è facile rompergliele. Nascono nell'Ariete la maggior parte dei pedanti e dei ciarlatani...Poi tutto il cielo si cambia in Toro. Allora nascono i recalcitranti, i bovari e quelli che amano rimpinzarsi per bene. Nel segno dei Gemelli, poi, nascono le bighe, i buoi, i coglioni e quelli che tengono in piedi due staffe. Sotto il Cancro sono nato io: per questo mi reggo su molti piedi e possiedo enormi beni in mare e in terra, perché questo animale si adatta all'uno e all'altro elemento... Sotto il Leone nascono i mangioni e gli autoritari; nel segno della Vergine, le donnicciole, gli schiavi fuggitivi e gli scalognati. Sotto la Libra (la Bilancia), i beccai, i profumieri e quelli che si danno al commercio; sotto lo Scorpione, gli avvelenatori e gli assassini. Nascono nel Sagittario quegli occhitorti che guardano i legumi e intanto ti fregano il lardo; nel Capricorno, quei poveri diavoli dalle abbondanti disgrazie domestiche e dalla fronte ramificata; nell'Acquario, gli osti e le zucche; nei Pesci i cuochi e i retori..."

UN'UNICA ANIMA

Emozione tribale all'unisono. Ritmo, danza, reggae. Sono le culture che interagiscono che fremono di mille strumenti e battono sui sensi. E' un fiume fratelli africani il vostro suono, è una piena irrefrenabile. Uniti poi alle armonie di chitarre sicule, destate la notte coi vostri ritmi. Impossibile non lasciarsi andare al ballo, è musica che entra dentro e scuote ogni singola cellula del mio essere. Siamo vicini, ma a volte così distanti.. Quale tremendo viaggio vi ha deposto su queste sponde, quale ignobile essere ha lucrato su di voi.
"Lasciatemi uscire dalla terra germogliare e fiorire, che i miei frutti maturi possano nutrire la fame del mondo, lasciate che mi apra al soffio dei quattro venti, che gonfi la mia veste nera stendardo di PACE" (Fatou Ndiaye Sow)
Ogni lingua segue la stessa direzione, ogni arte espleta la sua forma, in qualsiasi continente sorga. E stasera l'arte e la musica di due regioni si sono unite per sbeffeggiare la luna e rinvigorir le stelle. Jambè, ulula il tuo sordo latrato, grida la vendetta del tuo popolo, canta sorde sinfonie di libertà perenne e sempre anelata. O silenziose Parche, tessete il filo della fratellanza, che leghi la pace alla vita di ognuno, che unisca la cute di diverso colore, perchè tanto l'anima è unica per tutti, e non ha tinta.
"Qui siamo poeti nutriti a colpi di sogni e canti" (Pape Faye)
Siete poeti musicisti, amici e grandi uomini. I vostri sorrisi e la vostra voce che tremava nel canto è ovazione di istinti. Una girandola di colori si muoveva leggiadra passeggiando sulle note, mentre noi scandivamo parole ignote, cantando enigmi. Ma non importa, le nostre voci tra sofferenza e riscatto fluiranno ancora integre e indivisibili lungo gli argini dell'imperioso tempo.
"Sono come lo spirito e la carne del mio popolo ho solo tradotto le parole del suo cuore, ho solo descritto le stagioni del suo corpo, perchè ho voluto che il mio poema fosse come la manciata di cibo quotidiano che sostiene la speranza e mantiene in vita." (Marouba Fall)

lunedì 3 agosto 2009

LUDOVICO EINAUDI E IL MISTERO DEI BIGLIETTI SCOMPARSI

Desidero spendere alcune parole su una serie di eventi incresciosi, testimonianza di cattiva organizzazione, accaduti ieri ad un concerto del pianista Ludovico Einaudi.
Innanzitutto una segnalazione negativa riguardo alla pubblicità di tale evento. Lo stesso difatti era segnalato solo sul programma dell'evento Etnafest 2009, ma nessun cartellone pubblicizzava a dovere una manifestazione di tale livello. Ma forse pochi addetti ai lavori sapevano davvero cosa significasse portare Einaudi a Catania. Tant'è che è stato scelto un posto non adeguato e una delle operatrici del botteghino ha detto allargando le braccia "Non si aspettava tutta questa gente per Einaudi.." No? Mi chiedo: ma sanno quanta importanza ha acquisito la musica di questo pianista a livello nazionale? Un'altra operatrice, probabilmente la responsabile, ci ha detto con delirio di onnipotenza intrinseco e con una vena di veleno che le si scorgeva su un sorriso di vittoria, che anche se restavano posti vuoti, non si poteva entrare perchè erano nominativi e che dalle sfere del potere aveva ricevuto disposizioni severissime. Peccato che la stessa poco tempo dopo abbia fatto entrare una o più amiche, che avevano ammesso candidamente di essere riuscite ad avere la possibilità di ingresso grazie ad alcune amicizie e raccomandazioni.
Certo io come altre persone conosciute in loco, avremmo dovuto essere più informate e su questo siamo d'accordo. Mi vergogno però di questa città e di questi avvenimenti. Mi chiedo cosa avrebbero potuto spiegare a dei turisti che andavano al botteghino e trovavano il tutto esaurito. Non pensando che i biglietti latitavano ormai da quasi due settimane e che lo stesso box office, non sapeva dove fossero!!
Allora chi li ha avuti questi biglietti? Tutti gli impiegati e tutti i parenti e gli amici degli amici? E tutti i famigerati accrediti, come sono stati spesi?
Forse quell'impiegato che si è avvicinato discretamente al botteghino e dopo una breve chiaccherata sottovoce si è avvicinato ad alcuni amici con quattro biglietti quasi nascosti, aveva utilizzato gli stessi accrediti?
Avrei potuto non scrivere nulla e accettare come ho fatto per altre situazioni tutto questo. In fondo ho appena aperto un'associazione culturale e dovrò lavorare su Catania. Il timore di ritorsioni a fronte di queste mie parole, non ha però fermato il desiderio di esporre questi fatti. Fatti interpretati sicuramente dal mio punto di vista, ma che mi hanno spinto a pormi la solita domanda: ho fatto bene a rientrare per sempre in Sicilia?
Maledetta e meravigliosa terra mia, maledetta e meravigliosa...

domenica 2 agosto 2009

ENMERKAR, I SUMERI E L'INVENZIONE DELLA SCRITTURA

"Il messaggero aveva la lingua pesante, non era capace di ripeterlo;
poichè il messaggero aveva la lingua pesante, e non era capace di ripeterlo,
il signore di Kullab [Uruk] impastò l'argilla e vi incise le parole come in una tavoletta;
- prima nessuno aveva mai inciso parole nell'argilla -,
ora, quando il dio Sole risplendette, ciò fu manifesto:
il signore di Kullab incise le parole come in una tavoletta, ed esse furono visibili.

...Enmerkar, il figlio de dio Utu, mi ha consegnato una tavoletta di argilla;
o Signore di Aratta, esamina la tavoletta, apprendi il cuore della sua parola;
ordinami ciò che debbo riferire riguardo al messaggio ricevuto...
...Il signore di Aratta, dall'araldo,
prese la tavoletta lavorata artisticamente;
il signore di Aratta scrutò la tavoletta:
- la parola detta ha forma di chiodo, la sua struttura trafigge -
il signore di Aratta scruta la tavoletta lavorata artisticamente.
(Scriba sumerico)

LA POTENZA DELLA PAROLA CHE TRAFIGGE COME CHIODO, DI TEMPO IN TEMPO...

sabato 1 agosto 2009

APULEIO E LA SCOPERTA DI PSICHE

"...Psiche allora, pur di per sè debole d'animo e di forze, con l'aiuto del fato crudele raccolse le sue energie, afferrò la lucerna, brandì il rasoio e agì con coraggio virile. Appena però il segreto del talamo venne rischiarato avvicinandovi il lume, ella vide il più mite e dolce di tutti gli animali, Cupido in persona, proprio il dio, bello, addormentato con grazia; alla sua vista, persino il lume della lucerna scintillò più forte per il piacere mentre brillava la sacrilega lama del rasoio. E Psiche fu piegata da quella visione, incapace di pensare, pallida, sfatta, sfinita e tremante: si lasciò cadere giù sulle ginocchia cercando sì di nascondere l'arma, ma nel suo petto. L'avrebbe certo fatto se la lama, temendo sì grave disgrazia, non le fosse balzata via dalle mani imprudenti. Ella era sfinita e senza forze, ma contemplando ripetutamente il bel volto divino si sentì rinascere. Guardò la bella chioma sul capo d'oro stillante d'ambrosia, il collo candido, le guance purpuree, le masse di capelli sparsi elegantemente annodati, pendenti alcuni sul davanti altri dietro. Nel loro troppo grande splendore balenavan tanto che il chiarore stesso della lucerna pareva fioco. Sulle spalle del dio che si sposta volando, le ali bianche splendevan come un fiore rugiadoso, e benché fossero in riposo l'estremità delle piume morbide e delicate palpitavano tremando e agitandosi senza posa; il resto del corpo era liscio e luminoso: Venere non ha davvero da pentirsi di aver generato un figlio così! Ai piedi del letto giacevan l'arco, la faretra e le frecce, le armi care al gran dio. (Apuleio, "Metamorfosi")