EVENTI CULTURALI, TESTI CLASSICI E INEDITI, FOTO, FILMATI: UN BLOG TUTTO DA LEGGERE, VEDERE, SCOPRIRE E.. SFOGLIARE!





Indirizzo e-mail: mailto:giu.cali69@gmail.com




Cerca nel blog

mercoledì 20 gennaio 2010

OVIDIO E LA STESURA DELLE LETTERE D'AMORE

"Parta una lettera scritta con belle parole, esplori i suoi sentimenti, tenti per prima il viaggio...Il tuo stile deve essere credibile, di parole comuni ma dolci come parlassi davanti a lei. Se non accoglie lo scritto e te lo rimanda senza aver letto tu spera che poi legga e persisti..Insistendo, col tempo puoi vincere Penelope, e Troia è stata presa, tardi ma è stata presa. Se legge e non ti risponde non la devi costringere, fà soltanto che legga le tue tenere frasi. Dopo aver letto vorrà rispondere a ciò che ha letto, son cose che vengono a gradi, in successone ordinata. Forse per prima cosa ti arriverà una lettera triste, che pregherà di non starle più appresso. Quel che lei chiede teme, quel che non chiede desidera, cioè che tu insista, inseguila, tra poco vincerai."
(Ovidio da "L'arte di amare")

martedì 19 gennaio 2010

VORREI NON ARRIVASSE MAI DOMANI

Vorrei non arrivasse mai domani,
come fantasma famelico
cerco vita da bere.
Non cerco fumo, né alcool
che strozza la pelle e il respiro
di ninfette illuse dal tempo.
Mi atteggio,
sorseggio il mio amaro
e bruciano le viscere,
brucia il cuore,
batte la muscia,
respiro il catrame dell'aria.
Cammino,
impera ossigeno ai miei pensieri.
Una prostituta mi sorride,
da lontane mete
deposta a questi vicoli bui.
Mostro i denti anch'io:
non ho mai danzato sui vostri corpi.
Quante ragazze,
inutili meteore del mio percorso,
vestite di falso pudore,
insultano il vostro coraggio:
onore a voi,
lucciole di questa notte di pioggia.
L'aria è in stasi,
attende il passaggio
del prossimo treno di speranze.
Nulla sorge da nulla,
è il popolo fugace
che trama i versi
di un attimo mai scolpito.
Potesse tardare l'alba,
Potesse non destarsi il sole
dal suo guanciale di stelle.
Vorrei non arrivasse mai domani...

venerdì 15 gennaio 2010

QUARTINE PER GIOCO, RIME PER UN POCO...

I
A scandagliare abissi
si sollevano massi,
ma ho paura:
il buio è un'avventura.

II
"Esaudirò ogni tuo desiderio,
se mi doni la tua arte, il tuo refrigerio!"
"Come non la mia anima, ma la mia arte?"
"Sciocco, è lo stesso respiro in ogni parte!"

III
Nei tuoi occhi una marea,
sorta come petalo d'azalea,
appassisce in fretta e si dilegua,
allorquando i tuoi baci concedono tregua.

IV
Son cercatore nato
per trovare il senno ormai perduto;
non mollare, non mollare,
la vita ti saprà ricompensare.

V
Sulle tue labbra ho sorbito veleno,
sui tuoi sospiri l'arcobaleno;
ahimè d'improvviso svanivi effimera,
sferzando l'anima, alquanto logora.

VI
Anima inquieta,
al fragor dell'immane pensiero
s'è smarrita la meta,
in balia delle onde, come antico veliero.

VII
Candido e astratto,
dal cuor primamente scolpito,
fluttua il tuo viso in un ritratto,
d'anima e d'immenso rifinito.

sabato 9 gennaio 2010

GIACOMO CASANOVA... E LE SUE GAFFE

Al teatro italiano rappresentavano Cénie, un dramma della signora di Graffigny. Ci andai presto per trovare un buon posto in platea.
Le signore tutte coperte di diamanti che entravano nei palchi di prima fila mi incuriosivano assai, ed io le osservavo attentamente. Avevo un bel vestito, ma le mie maniche aperte e i bottoni che scendevano fino in fondo mi facevano riconoscere per straniero da tutti quanti, perchè quella foggia era insolita a Parigi. Mentre me ne stavo col naso per aria e facevo a mio modo lo stupido, un signore riccamente vestito, e tre volte più grosso di me, mi avvicina e mi domanda cortesemente se sono straniero. Rispondo di si, e lui mi chiede che me ne pare di Parigi: io gliene faccio le lodi.
In quello stesso istante, una signora di enorme corporatura, coperta di gioielli, fa ingresso in un palco vicino.
Dico scioccamente a quel signore:
"Ma chi diavolo è quella vecchia scrofa?"
"E' la moglie di questo grosso porco."
"Ah! Signore, vi chiedo mille volte scusa."
Ma il mio omaccione non aveva alcun bisogno delle mie scuse, perchè ben lungi dall'offendersi, rideva a crepapelle!

giovedì 7 gennaio 2010

RAYMOND CARVER E "L'OCCUPAZIONE" DI SEMPRE

"Se siamo fortunati, tanto come scrittori che come lettori, finiremo l'ultimo paio di righe di un racconto e resteremo poi seduti un momento o due in silenzio.
Idealmente ci metteremo a riflettere su quello che abbiamo appena scritto o letto; magari i nostri cuori e i nostri intelletti avranno fatto un passo o due in avanti rispetto a dove eravamo prima.
La temperatura del nostro corpo sarà salita, o scesa, di un grado.
Poi dopo aver ripreso a respirare normalmente, ci ricomporremo, tanto come scrittori che come lettori, ci alzeremo e passeremo alla nostra prossima occupazione: la vita. Sempre la vita."
Raymond Carver