Non ho ali quassù,
potessi averne
varcherei la soglia dell'infinito.
Lungo i confini del cielo,
la fiammeggiante linea
brandiva languide tinte.
Tra nubi e tramonto
precipitava l'immenso,
sorgevano isole dalle tirrene sponde.
O Eolo, Imperatore dei venti:
che tributo,
che splendore,
esse emanavano supplici.
Si stagliavano alberi
dall'immane pendìo
ed il suono dell'aria
evocava incanti.
Confuso da tale splendore,
ammiravo esule
la maestosità del mondo,
del mio mondo.
Il crepuscolo era una fonte,
ed io bevevo incerto
l'eternità del gesto.
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