Mentre la metropoli arranca,
la nave infiamma i motori.
Ha imbarcato anime ed acqua,
viandanti e ninfe.
Han pagato oboli e pegni
per oltrepassare la furia dei freddi perenni.
Alle bramate sponde
l’ardito pensiero approda.
Spenti gli specchi di sole,
i traghettatori del tempo
han rubato afa e tempeste.
Gelano arcipelaghi e continenti,
l’aria cristallizza,
il vapore freme.
Bocche di sirene
tessono un’armonia di sospiri e pulpiti.
Alle ingannevoli voci
sfuggono carezze e baci.
A due sputi di stelle
dall’infinito,
lego le mie paure
all’albero maestro.
Chetate le acque,
cullo la mia ombra naufraga
e aspetto…
.
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