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venerdì 3 luglio 2009

SORSEGGIARE LA VITA

Me ne starei sdraiato ora su d’uno spalto ora su d’un altro, guardando il mare attento attento, invecchiando adagio adagio, bevendo a sorsi la vita, il vino e le fantasticherie della mia vita”
E’ il desiderio espresso da un garibaldino, personaggio del libro di Giuseppe Cesare Abba: “Da Quarto al Volturno”, quello di invecchiare bevendo a sorsi la vita e le fantasticherie della sua testa. Una speranza, un sogno che è forse quello di ognuno di noi. Forse a volta bere la vita corrisponde ad una sbronza, soprattutto se si beve d’un fiato e dunque, bisogna vivere la vita sorbendola a sorsi o percorrerla in un baleno trincandola avidamente in un attimo? Quando si dice di cogliere l’attimo, in che modo si sta gustando questa nostra vita? Forse la via di mezzo è per antonomasia quella più corretta, ma in fondo ognuno di noi può viverla come vuole. A meno che non ci siano impedimenti ed ostacoli in quantità superiore a quelli normalmente previsti. La vita che appena sorta è già accompagnata dalla sua nera gemella, che da un momento all’altro può prendere il sopravvento. Esistenza umana messa spesso a repentaglio, soprattutto nel periodo delle guerre. E proprio di guerra, ma con contenuti altamente poetici parla il libro da cui ho tratto la frase iniziale di questo post. Desidero segnalare qualche altro passaggio, trascrivendo con grande emozione l’elogio di Catania:
Siede come Venere nella conchiglia, spossata dal godimento di un cielo, d’una campagna, d’un mare, che sembrano fondersi insieme in una sola vita per farle delizia. Si sente una soavità d’aura anacreontica; su, vino e rose! Lampeggiano gli occhi delle donne uscenti dai templi come Dee, colle vesti bianche, i manti neri di seta fluttuanti dalle trecce per le spalle, sui fianchi superbi”. Donne di Catania, donne della Sicilia, belle come statue, forti, impulsive e passionali, a voi lasciai già il mio cuore. Fiori nel deserto a spandere aromi intensi e perversi, sapore di fiamma e cenere. “mi guardava in modo che io mi sentii nelle braccia la rabbia di agguantar le sbarre dell’inferriata e a squassi schiantarle, per dire a quell’anima - vieni via da coteste tenebre e vivi! -. Essa avvicinò la faccia alla grata; io baciai, baciammo quel ferro freddo e bevvi l’alito suo” Anche qui si beve una parte della vita, la parte dedicata all’amore e alla passione, la sete di un altro corpo, il respiro di un’altra anima che entra dentro noi e scorre per darci tremori indicibili. Ma sull’amore si è scritto e si potrebbe scrivere ancora così tanto… E lo stesso dicesi per la poesia, per i viaggi e per tutto ciò che è opera dell’intelletto umano. Di certo questo libro che consiglio di leggere, riesce a trasmettere poesia in un contesto storico come quello dello sbarco dei mille in Sicilia e i momenti di emozione e di forte commozione non sono mancati. Da poeta (minore) a poeta, un ringraziamento alla tua arte e a ciò che hai lasciato. In ogni “noterella” ho colto frammenti di vita ed emozione, ogni parola diveniva macchina del tempo per trasportarmi direttamente alle battaglie tra borbonici e garibaldini. Ho viaggiato con loro, lottato patito la fame e gioito alle notizie di resa del nemico. Ho aperto un varco nel tempo, tuffandomi tra uno scampolo e l’altro di questa mia realtà nella perdizione poetica e avventurosa delle pagine di un libro. E’il fascino della lettura, è l’amore per il libro e tutto ciò che contiene. Non è difficile, nonostante lo stress di questi giorni incerti, bisogna riuscire a leggere, bastano poche parole per scavalcare i confini della realtà, pochi versi per abbatterne i muri immensi.
"La notte la passai in sentinella avamposto. La poesia mi sgorgava feconda dal cuore.."
Giuseppe Cesare Abba

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