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sabato 11 luglio 2009

LUDWIG VAN BEETHOVEN E L'EREDITA' DEI SENSI

"Ho deciso di errare lontano finchè non potrò volare nelle tue braccia..." (L. v. Beethoven)
Dipingo dal vivo, scrivo, sosto e ascolto. Queste non sono note, ma canti di cielo. Il genio, centoottanta anni dopo la sua morte e forse più, l’orchestra insieme di armonie. Sotto le stelle vola la musica, vola l’ingegno del quale io mi nutro. Oh quanta fame, divorerei tutta l’arte del mondo. Ma il tempo corre e posso solo cogliere ciò che arriva, ciò che stilla da ogni strumento, dal suolo alle nuvole. Vorrei non essere qui. E’ un salto nel tempo l’emozione di questa musica. A ritroso nella genialità. Tu divenisti sordo un giorno, ed in parte anche io, perché adesso non odo che quelle note, nonostante tutti i rumori della modernità. Nonostante all’aperto brusii inopportuni osino disturbare il coro di violini. Sembra che possano prendere vita anche le statue poste sull’imponenza del teatro, ogni singolo mattone sembra muoversi e vibrare, tanto le note carezzano la sua immane immobilità. Quale miscuglio: arrivano odori, si fondono al suono e impercettibili stimolano pulpiti e tremori. Ecco un fiore che dirige con piglio dinamico, un fiore a cui si inchinano steli d’erba soffiati dalla brezza estiva. Dimmi Ludwig, com’era il mondo ai tuoi tempi? Anche se presto ti si proibirono per natura dispettosa i fremiti del suono, dimmi, cosa vedevano i tuoi occhi da genio? Sapevi che saresti diventato leggenda, che avresti impresso la tua musica nell’infinito scorrere dei fiumi? Potessi bissare la gloria delle tue creazioni. Le mie mani non donano musica ma semplici parole, versi, e frasi che oggi si disperdono nel nero oceano globale. Quale effetto ha una parola, al cospetto di un violino, un oboe, o qualsiasi altro magico arnese? Se le parole fossero una pennellata che tinge i percorsi della musica, quale colore si segnerebbe sulla tela delle sensazioni? Il blu, il rosso o l’azzurro del mare? Una linea leggiadra, sinuosa, un tratto deciso e dolce, sarebbe. Una carezza di nobile mano, un bacio di soffici labbra, un morso da grancassa, il sussurro di un flauto. E’ un’estasi l’insieme dei suoni, è potenza all’unisono. Sono prati, fiori, orizzonti e crepuscoli di cromo. Sorge il sole, tramonta la luna.. Oh anche gli astri paiono danzare. E’ un ovazione dei sensi, un tripudio di fremiti, oltre le palpebre, dentro uno sguardo, basta sognare e tutto si tramuta, una sottile magia, una metamorfosi di sinfonie, ritmo di vita. Per scandire rintocchi d’immenso, si libra il pensiero aldilà della tacita notte. L’orchestra è uno sciame, uno stormo che precipita ad ali spiegate sulla scala dei suoni, svanendo come musica. Acclamino i brividi, si materializzi l’etere, si concretizzi il sogno: standing ovation o miei frammenti d’anima, ci si prepara all’eterno.
"Non dimenticatemi completamente quando sarò morto, me lo sono meritato perchè nella mia vita ho spesso pensato di rendervi felici, siatelo." (Ludwig van Beethoven)

2 commenti:

  1. Trovo ciò che scrivi un'espressione meravigliosa del tuo essere...
    Miriam

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  2. ...bello! una scrittura multi-sensoriale...
    Giuseppe

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