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martedì 19 maggio 2009

LEGGENDA E MODERNITA'

"Ecco, figlio, coi suoi auspici la gloriosa Roma uguaglierà il suo dominio alla superficie della terra e il suo spirito all'Olimpo, e unica cingerà di mura i sette colli, feconda d'una stirpe di eroi..." (Virgilio, Eneide)
E' sempre emozionante ritornare nella capitale. Proprio dove ho vissuto uno dei periodi più belli della mia vita. Dopo alcuni giorni di trattamento intensivo a base di corsi formativi per la vendita, ho potuto cogliere emozioni rare visitando la Centrale Montemartini. E' il nuovo polo espositivo dei Musei Capitolini in una vecchia centrale termoelettrica. Che fascino! Il respiro della storia che prende forma lungo i taciti marmi scolpiti. Statue che si stagliano davanti al silenzio delle macchine, ormai ferme. Mitologia e futurismo, classici e modernità, il tutto arricchito nella "notte dei musei" organizzata a Roma il 16 maggio, dalla recitazione di alcuni bravi attori e dalle note di quattro deliziose musiciste. Una in particolare suonava col flauto traverso una melodia che avevo già sentito, appena terminato il sogno ho ardentemente desiderato sapere quale musica fosse e la bellissima (e bravissima) musicista ha gentilmente saziato la mia curiosità: Syrinx di Debussy.. che meraviglia!L'arte prende forma e la storia diviene presente, il futuro placa la sua corsa, il tempo sosta sui percorsi della leggenda. "Potessi restaurare con le arti paterne i popoli e infondere vita alla terra plasmata!" (Ovidio, Metamorfosi) Se dunque il passato rivivesse, se le statue prendessero vita cosa potrebbero narrare della loro creazione? L'umanità è cambiata? O nulla è variato rispetto ai loro tempi. L'uomo e la sua arte, l'uomo e la sua vita. La fabbrica sussurra frastuono e voci flebili. La fabbrica con le sue macchine imponenti che quando produceva quotidianamente energia accoglieva al suo interno i nostri avi. Il rumore delle pompe idrauliche, lo stridore dei meccanismi infernali, adesso tacciono, posando i ricordi sui mosaici in festa. La modernità ha soggiogato i giorni passati, l'evoluzione onirica e concreta delle umane esigenze ha trascinato come fiume in piena il progresso verso un oceano immenso. E i frammenti di ieri o di una vita fa, vivono le sale dei musei, illuminando di nostalgia gli sguardi ammirati della sensibile gente. Roma, città eterna, tra le tue vie e sulla tua magnificenza si adagiano le mie speranze e le mie malinconie. Non ti si scorda più, ed ogni volta che aspiro la tua aria afosa e poco nitida, mi ricordo di ciò che hai dato al mio benessere. Mi perdevo davanti al tuo splendore e giravo tra gli acquedotti stupendomi ogni giorno della tua grandezza ma rabbuiavo il mio viso di fronte a certi scampoli di miseria e degrado. Però sei sorta vincente e hai conquistato il mondo, ed i reperti d'incanto che sorgono dalla tua terra lo dimostrano. Testimoni diretti di ciò che l'uomo ha fatto dell'uomo: un artista ed un malfattore! "Nulla di grande c'è mai stato che non abbia avuto respiro..." (Seneca)

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