"... Un oceano elettronico di suoni, di musica e di parole, di musica e parole che veniva, veniva a battere sulla spiaggia della sua mente insonne.." (Ray Bradbury, Fahrenheit 451.)
Appena pochi minuti fa, ho finito di parlare con una ex compagna delle scuole elementari ritrovata grazie a quella meraviglia tecnologica che è Facebook. All'inizio la scoperta di questo programma ha catalizzato la maggior parte delle mie attenzioni e delle mie (non brillantissime) conoscenze informatiche. E' stato bello ritrovare vecchi amici di infanzia, creare una comunità di conoscenti virtuali a cui comunicare stati quotidiani di buona o cattiva sorte. Ma ben presto l'altra faccia della medaglia è impietosamente venuta fuori. Alcune amiche che sentivo per telefono, da che si sono iscritte a questo programma, non gradiscono più la "tradizionale" chiaccherata; e invece alcune ragazze simpatiche conosciute anch'esse sulla piattaforma digitale, preferiscono che l'amicizia resti solo virtuale.
In fondo sono un pò all'antica e trovo che ancora oggi, ove non ci si possa incontrare e
se, pur dispendioso, il telefono sia il mezzo migliore per comunicare. La voce trasmette molto di più di un glaciale schermo di computer. E' anche vero, che oggi l'amore, ad esempio, corre spesso veloce, estendendo la sua durata lungo l'insidioso filo degli sms. Io per primo mi sono adeguato e da parole inviate tramite messaggini ho spesso colto emozioni indicibili. Però credo, come già scritto, che sentirsi per voce può solo rafforzare le cose belle scritte e/o chiarire eventuali equivoci venutisi a creare a causa proprio degli sms.
Tornando a Facebook, in fondo gli devo il piacere di aver ritrovato cari amici perduti dal decorso impetuoso del tempo. Amici di infanzia che hanno avuto il desiderio di contribuire in maniera importante alla realizzazione del mio spettacolo: l'evento del 4 aprile, al quale vorrei fossero presenti tutte le persone più importanti della mia vita. E per questo sto cercando di invitare anche gli amici persi di vista, che con la scusa del mio "Faust" potrebbero rincontrarsi. Chiuderò gli occhi alla fine e immaginerò di vedere tra il pubblico che (spero) applaudirà , anche chi non potrà venire, chi sarà con me nonostante tutto, chi tiene ancora in ostaggio la mia anima.
Posto un macigno sul passato, i ricordi come acqua fluente lo modelleranno e riusciranno sempre a fuggire verso l'anelata libertà della loro breve vita, attraverso i miei sospiri.
Ormai impelagato nella trappola cibernetica, ne cavalco gli impulsi, per trasmettere al mondo le parole impresse su questo esiguo spazio virtuale, un segnale debole, una lampara nell'oceano oscuro della notte..Una luce sottile ma perpetua, un punto di approdo e di partenza di tutte le emozioni che scaturiscono come fiume in piena da ogni attimo che colgo!
"Ma l'eterno in voi riconosce l'eternità della vita, e sa quanto l'oggi non sia che il ricordo di ieri e che il domani sarà il sogno di oggi.." (Gibran, Il Profeta)
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