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mercoledì 15 aprile 2009

VITA DA TEATRO

Anche nei mali donate al cuore la gioia di ogni giorno perché tra i morti la potenza è nulla”. (Da: “i Persiani” di Eschilo)Sarebbe fantastico riuscire a donare al cuore la gioia anche nei momenti più difficili. Oggi anche se effimera l’ho agguantata. Oggi mi sono finalmente reso conto di quanta felicità si possa provare nel vedere ben realizzata una propria opera. Avevo accettato con piacere i complimenti del pubblico e di tutte le persone che nei giorni successivi parlavano bene del mio spettacolo. Ma fino a che non ho visto il filmato completo del mio esordio teatrale, non ho potuto rendermi conto. Adesso si, ora capisco di aver fatto un buon lavoro. Non è modestia la mia, solo consapevolezza di cosa può far fare l’entusiasmo, la grinta e la determinazione. In fondo a parte il prezioso aiuto del bravissimo coprotagonista, di mia sorella e di parte del cast, ho fatto tutto da solo. Ho scritto l’opera, ho diretto, ho pensato a volantini e locandine, ho cercato i costumi e gli attrezzi di scena, stirato fino a tarda notte i teli della scenografia, curato l’amministrazione e le burocrazie varie, nonché recitato! E ripeto non faccio questo elenco per vantarmi, ma solo per dimostrare come grazie alla passione e alla volontà si possa riuscire in tutto. Non nego che fino a ieri ero un po’ demoralizzato per l’emorragia economica che realizzare questo sogno ha comportato. Ma mi è bastato inserire il dvd nel lettore, e iniziare a sognare. Davvero belle le musiche di Davide, intriganti le scene di Salvo. Nonostante qualche amnesia, devo dire che sono molto soddisfatto della mia opera prima. La coccolerò a lungo nei miei ricordi e anzi spero di poterla riproporre presto, magari con un supporto economico maggiore! E’ l’aria del teatro che mi ha conquistato, il sapore del palco e la gioia sottile che corre lungo ogni singolo applauso. La finzione che va in scena, o la scena che diventa reale. Da che esiste l’uomo esiste il teatro, fin dai primordi nacque l’esigenza di mascherarsi, di festeggiare eventi sacri o ricorrenze pagane. Il percorso magico ha dipanato le sue emozioni lungo i fili del tempo. Sono ancora nell’anticamera delle conoscenze in questo settore, ma ho già visto tanti spettacoli, più o meno emozionanti. Tra i più belli, ricordo quelli di Robert Wilson, davvero unici. L’ultimo, a Spoleto, a giugno del 2008, “L’opera da tre soldi” di Brecht, con le musiche di Kurt Weill: che capolavoro. Che emozione a parte i movimenti scenici e la bravura degli attori, vedere le scene illuminate dallo stile Wilson, si può ben dire: uno spettacolo! “Molti avvenimenti posano in germe in seno al tempo, che debbono schiudersi in fiore” (Da: Otello di Shakespeare). E’ l’augurio per ogni avvenimento lieto questo, anche se usato da un personaggio sinistro come Jago. A proposito di questo personaggio, ricordo una volta che un attore lo impersonava parlando come l’orso Yoghi… che fastidio! Dunque ogni avvenimento lieto, ma anche nefasto, perché la speranza che col tempo diventi fiore, indica proprio che tutti noi dovremmo affrontare con più ottimismo la vita. Depositare un germe in seno al tempo, un germe che si schiuda presto divenendo fiore. Esistesse un mondo di soli fiori.. Purtroppo i fiori più belli sono quelli che hanno le spine più grosse. Come la felicità che porta con se l’immane sofferenza, l’emicrania dopo la sbornia, lo scontro con la realtà dopo il delizioso sogno. La vita che lascia un sapore amaro: “Perché, caro signore, non sappiamo da cosa sia fatto, ma c’è, c’è, ce lo sentiamo tutti qua, come un’angoscia nella gola, il gusto della vita, che non si soddisfa mai, che non si può mai soddisfare, perché la vita, nell’atto stesso in cui la viviamo, è così sempre ingorda di se stessa che non si lascia assaporare. Il sapore è nel passato, che ci rimane vivo dentro” (Da: “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello). Dunque è vero che il sapore della vita è nel passato? Quanto contano i ricordi della nostra esistenza, quanto sono ricamati alle azioni quotidiane, ai momenti belli o a quelli terribili. Ho spesso vissuto nel passato, e a volte capita ancora di essere nostalgico. Si rimpiangono i tempi migliori, si ripensa a persone, momenti o oggetti del nostro passato. Ma la forza sta nell’affrontare il presente, è questo il tempo giusto da vivere secondo Shopenauer, non rovinarsi l’attualità con le preoccupazioni del futuro. Se fra un mese arriva un evento che ti tiene in apprensione, non bisognerebbe rovinarsi tutti i giorni del mese, in attesa di quel giorno. Non bisognerebbe, il condizionale è d’obbligo, perché tra le parole scritte e la realtà ne passa di acqua, a volte anche un mare o peggio un oceano di differenza. Però non bisogna negare che è il passato che ci costruisce, è quello che fa di noi ciò che siamo oggi. Ogni singola esperienza, viaggio o emozione provata contribuisce alla formazione umana di ognuno di noi. Il teatro stesso porta con sé il respiro del tempo, e dal passato salta direttamente al futuro, con la speranza che la finzione di scena possa tramutare alcuni dei suoi lieti fine in eterna realtà. “E così infine abbiamo l’happy end. Così piacevole sarebbe per noi la vita se sempre arrivassero i reali messaggeri” . (Da “L’opera da tre soldi” di B. Brecht)

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