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mercoledì 8 aprile 2009
LA SOTTILE ESISTENZA
La vita è strana. Cambiano le situazioni ed una in particolare: circa un anno fa, ricevetti una marea di applausi dopo i primi eventi organizzati. Adesso quegli stessi applausi devo moltiplicarli e renderli a tutti gli amici aquilani, per il coraggio , la forza e la dignità che stanno dimostrando nell’affrontare una catastrofe. Ho pianto da lontano insieme a voi, mentre quel maledetto terremoto faceva crollare le vostre certezze ed un po’ le mie. Ho vissuto in linea diretta con amiche e amici, tutte le sensazioni di angoscia, impotenza e disperazione; ascoltato allibito le testimonianze di paura. Quanto è sottile l’esistenza, quanto è labile ed effimera la vita, gli basta un secondo per finire in modo drammatico. Provo forte sgomento al pensiero di tutte le persone che non sono sopravvissute al sisma e al pensiero di una città distrutta. Quella stessa città che così bene mi aveva accolto, quella cittadina tranquilla, graziosa, ricca di storia e di arte. Non riesco a pensare che sia quasi completamente distrutta, non me ne capacito. Ho il desiderio di andare, di recarmi lì ed aiutare tutte le persone che hanno bisogno. Sento quest’esigenza che irrompe nei miei pensieri, sento di dover mettere il mio sorriso al servizio della tragedia. Conosco tantissima gente, spero che nessuno sia rimasto prigioniero sotto quelle dannate macerie. La casa, luogo di protezione per eccellenza diventa carnefice, spietato! E’ la terra che vive e l’uomo che muore. Quanto è amara e vera questa cosa. Quanto siamo eterei di fronte la potenza della natura, che da un momento all’altro può decidere di scatenarsi in tutta la sua irruenza. Crollano palazzi e sicurezze, cambia la vita, ci si aggrappa alla speranza, come se fosse l’ultimo pezzo di legno di una nave che affonda ed il naufrago vi si appiglia disperato. Tacciono anche le parole e si fermano i respiri rifugiati nei meandri dell’anima, tace tutto, un grido silenzioso si leva ad invocare la fine, a chiedere che si fermi l’affluire delle macerie lungo le ormai deserte strade. Ripercorro continuamente le vie, i luoghi, che mi hanno visto protagonista di lunghe passeggiate, ripenso a coloro che tante emozioni mi hanno donato, rifletto su come sia all’erta il destino. E se fossi stato ancora lì? La mia casa avrebbe resistito? Mi sarei salvato? Ho rimpianto L’Aquila, ma certo qualcosa di più grande ha deciso di farmi andare via. Le coincidenze della vita si sono poste in modo tale da non farmi restare. La cosa fondamentale adesso è far sì che la solidarietà non si fermi alla spinta emozionale del momento, ma che accompagni il capoluogo abruzzese verso una celere rinascita. Spero con tutto me stesso che L’Aquila possa diventare la più bella fenice che sia mai esistita e che risorga imperiosa dalle sue ceneri. Io, nel mio piccolo, posso donare cuore, anima e se ci sarà possibilità anche il mio sostegno. Coraggio amici, coraggio!
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