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venerdì 4 dicembre 2009
ALMQUIST E IL MERAVIGLIOSO CONNUBIO TRA SENSI E MUSICA
"Non è esatto che i nostri sensi siano cinque: l'uomo è uno in tutto, egli ha soltanto un senso, ma un senso fino e potente che coglie ogni cosa in cinque modi. Di una musica bella e profonda non giungono soltanto le onde melodiche all'orecchio... figure aeree sembrano nello stesso tempo sorgere in gruppi incantati, per effetto di una percezione interiore; essi si muovono, assumono forme e accidenti tra loro a mano a mano che si succedono i toni del pezzo, si rivelano i segreti dei colori e la parentela con la forza dei toni. Contemporanemente dalla musica che ascoltiamo si sprigionano pure vapori di grazia inesplicabile: essi devono essere nati nell'intima natura del pezzo: e nuotano verso di noi con l'etere dell'anima: sì, i toni hanno realmente un soffio benevolo e si levano più profondi, vengono essi come frutti paradisiaci per il palato del nostro spirito... miracoloso destino!... La musica finisce nel sentimento, che non è il quinto dei sensi, ma la fonte, ferace, segreta dello stesso senso, in cui ogni vibrazione va all'orecchio come un tono, agli occhi come una figura, si avvicina al naso in un dolce respiro e cresce come un nobile e gustoso frutto per la bocca dell'uomo..." (Carl J.L. Almquist, da: "L'eremo")
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